Paolo Cugini
Guai
alla città ribelle e impura, alla città che opprime! Non ha ascoltato la voce,
non ha accettato la correzione (Sof 3,1). Ascoltare la
voce: è questo un compito importante della vita spirituale. Ascoltare la voce
(interiore, voce che viene da altrove) richiede silenzio, la capacità di
fermarsi, l’umiltà di stare fermi. Il rischio è sentire il male che questa voce
provoca quando non è ascoltata, il dolore dentro che lacera il cuore. Ascoltare
la voce per vivere bene, per volersi bene, per non farsi del male. Non basta,
infatti ascoltare: occorre vivere ciò che si è udito. Ascoltare la voce per permetterle
di dirmi parole d’amore, di riempirmi il cuore di gioia, di svuotarmi dalle
parole vane, dalle illusioni che devastano la mente. Ascoltare la voce per
permetterle di innalzarmi verso l’alto e, così, non correre il rischio di lasciarmi
avvolgere dalle tenebre. Occorre un allenamento quotidiano per imparare a
distinguere la Voce tra le voci e rimanere sintonizzati su quella. È quella
stessa voce che grida nel deserto: “preparate la via del Signore…”.
Ed
è la stessa che ogni mattina viene narrata dal salmo: “Ascoltate oggi la sua
voce, non indurite il vostro cuore”. Imparare a fare i conti con questa
Voce significa capire il senso della storia, il significato della vita, l’amore
che siamo chiamati a vivere. E tutto, grazie a questa Voce, che ci orienta, ci
riprende, ci dissuade, ci conduce, ci riempie di gioia. Forse il mistero di Dio
è racchiuso in questa voce che tutti abbiamo la possibilità di percepire e di
ascoltare. Forse una delle più nitide manifestazioni di Dio è esattamente
attraverso questa voce, che richiede solo attenzione.
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