(Lc
1,26-38)
Paolo Cugini
Come tutti i dogmi della Chiesa, anche quello dell’Immacolata Concezione ci aiuta a riflettere sul mistero della presenza del Figlio di Dio nella storia, che provoca un’analisi all’indietro sulle sue origini. È la resurrezione di Gesù che ha provocato la ricerca sulla sua identità, la sua natura, la sua relazione con il Padre e lo Spirito Santo. Solo in seconda battuta, la riflessione sull’identità di Gesù ha coinvolto anche i suoi parenti stretti e, in modo particolare, sua madre Maria. Ciò che si dice di lei sia nei vangeli, sia come frutto della riflessione della Chiesa, com’è nel caso dei dogmi mariani e, tra questi, quello dell’Immacolata concezione, non possono essere slegati dalla persona del Figlio, perché tutto fa riferimento a Lui, unico mediatore universale di salvezza. Quando la devozione popolare prende questa strada, fa di Maria una divinità, distorcendo, in questo modo, i dati biblici e le stesse intenzioni della Chiesa. Per questo motivo, nella riflessione di oggi ci possiamo chiedere: che cosa ci rivela del mistero di Dio e del suo Figlio Gesù, la solennità dell'Immacolata Concezione? Se prendiamo come riferimento, per rispondere alla domanda, il brano di Vangelo proposto, troviamo degli aspetti significativi che possono aiutarci nel nostro cammino di fede.
“Nulla
è impossibile a Dio”. È questo che dice l’angelo al termine
del dialogo con Maria nell’evento dell’annunciazione. E questo per dire che,
chi cerca il Signore, deve abituarsi alle sorprese, a percorrere dei cammini
diversi dal solito e imparare a cercare Dio dove solitamente la nostra
immaginazione non lo cercherebbe. In questa stessa prospettiva Paolo ci ricorda
che: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato” (1 Cor
1,26-27), per confondere colro che si ritengono sapienti. Il mistero di Dio è avvolto nel mistero delle sue scelte, che esigono attenzioe e dipsonibilità alla fiducia. Nella vita di Maria, così come nella vita di Gesù, siamo invitati ad
allargare il nostro sguardo, ad assimilare il modo di pensare del Signore, che
percorre strade diverse da quelle battute. Ci sono, allora, nel brano di
Vangelo di oggi, alcuni passaggi che dicono di questa diversità, che vale la
pena sottolineare.
Galilea.
L’angelo di Dio non viene inviato a Gerusalemme, capitale della Giudea, che
aveva il nome del capostipite delle dodici tribù, il luogo dove risiedeva la
presenza di Dio, il tempio di Gerusalemme, ma in una regione molto disprezzata che
deve il nome al profeta Isaia (Is 28,23): Galilea, distretto dei gentili (distretto:
galil), dei pagani, dei miscredenti.
Nazareth:
borgo selvatico mai citato nell’AT. Lo storico Giuseppe Flavio parla dei
galilei come gente bellicosa.
Maria:
fra tanti nomi viene scelto il nome che nella bibbia portava sfortuna. Nome
della sorella di Mosè castigata e, da allora Maria, come nome non appare più
nella bibbia. Per questo non si metteva alle bambine il nome Maria. Ebbene Dio,
per realizzare il suo piano di salvezza, sceglie come madre del suo Figlio
proprio una donna di nome Maria.
Piena
di Grazia: riempita dalla grazia. Dio non guarda i meriti di
Maria, ma la riempie del suo amore.
Lo
chiamerai Gesù: è inaudito, perché la donna non può dare
il nome il figlio e poi il nome è quello del marito secondo la tradizione. Colui
che nascerà sarà il liberatore del popolo. Perché Giuseppe rimane fuori da
questo annuncio? Perché secondo la tradizione il padre non trasmetteva solo i
connotati biologici, ma anche la tradizione religiosa e morale. Gesù non
seguirà i padri d’Israele, ma il suo Padre.
L’azione
di Dio non ha limiti, ma ha bisogno dell’ascolto e della collaborazione dell’uomo.
Maria è colei che si fida. Per questo è madre e, allo stesso tempo, discepola
del Signore e c’invita a seguirlo non per le strade tracciate dal mondo, ma per
i sentieri indicati dal Padre.
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