domenica 19 giugno 2022

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – ANNO C – SOLENNITÀ

 



 

            Paolo Cugini

 

La solennità che oggi celebriamo ci pone, senza dubbio, al cuore della vita della comunità cristiana, che si raduna per celebrare l’eucaristia, che è la fonte della sua stessa vita e il culmine verso cui tende (cfr. SC, 10). Molti, dunque, sono i temi che possono essere sviluppati sull’eucarestia. Prendiamo spunto dal percorso che ci offrono le letture di oggi.

In quei giorni, Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram (Gen 14,18). Il primo filone di riflessione lo troviamo nella prima lettura e nel salmo, dove viene citato un personaggio misterioso: Melchisedek. Nella Bibbia viene identificato come re si Salem, forse l’antica Gerusalemme, e come sacerdote di Eloim. Secondo l’esegesi ebraica si tratta di Sem, figlio di Noè. Nel salmo 110, che abbiamo recitato oggi, si prefigura la venuta di una figura messianica destinata ad esercitare il giudizio di Dio, che sarà sacerdote eterno in modo analogo a Melchisedek. È significativo che Melchisedek abbia offerto pane e vino al Signore, come fece Gesù nell'ultima cena istituendo l'eucaristia secondo i Vangeli. Melchisedek assunse un posto primario nel pensiero monoteistico e cristiano: egli è l'archetipo (figura) che precede Gesù Cristo, nelle sue funzioni di sacerdote (Gesù Cristo viene definito nella lettera agli Ebrei "Sacerdote in eterno dell'Ordine di Melchisedek") e anche per indicare la seconda ritorna venuta del Signore Cristo che come Re dei re, cioè Re in eterno secondo l'ordine di Melchisedek. Come ci ricorda l’autore della lettera agli Ebrei che tenta un parallelo tra il sacerdozio di Gesù e quello di Melchisedek, la grande novità del sacerdozio di Gesù è che il sacrificio che Lui ha offerto è la sua vita stessa e l’ha fatto una volta per sempre. Avvicinarci al banchetto eucaristico significa desiderare di alimentarci di colui che ha donato la sua vita per noi, per fare in modo che anche noi possiamo fare altrettanto. L’Eucarestia è, dunque, una proposta di vita, di uno stile di vita, che fa la differenza. Sempre la storia di Melchisedek fa riflettere perché è un personaggio misterioso emerso al tempo di Abramo, la cui presenza ha segnato così tanto la storia della salvezza da essere ripresa periodicamente nelle riletture operate dai saggi d’Israele.

Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci… Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste (Lc 9). È la narrazione della dimensione sociale dell’eucarestia. Chi partecipa al banchetto domenicale si predispone a condividere. Non solo. Assimilare il corpo del Signore, masticarlo, interiorizzarlo, significa apprendere a non rimanere indifferenti, a compatire, a sentire compassione per chi soffre, per chi non a nulla. Una compassione che ci muove non solo risolvere il problema emergente, ma ad andare alle cause, a cercare i motivi della sofferenza e fare di tutto per toglierli. Papa Francesco ci ha insegnato che tutto è in relazione, che tradotto sul piano sociale significa che dove c’è ricchezza sfacciata, dall’altra parte c’è chi soffre la fame. C’è un’ineguaglianza che dev’essere sanata. L’eucarestia è il simbolo di colui che ha dato la vita per amore, ha dato la vita affinché nel mondo regnasse la giustizia, ha pagato un prezzo carissimo per aver puntato il dito nei confronti di coloro che sfruttavano la religione per arricchirsi.

Mangiare il corpo di Cristo significa divenire pericolosi, siamo venuti per disturbare” dice il testo di una canzone religiosa brasiliana, Che esprime un significato autentico del banchetto eucaristico. Prima, infatti, di essere un rito, la celebrazione eucaristica è un invito a partecipare dello stile di vita di Gesù, che non ci pone a sedere al tavolo dei potenti, ma dei diseredati della storia per camminare con loro nella realizzazione di un mondo più giusto. 

Nessun commento:

Posta un commento