TERZA DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO/ A
Prima Lettura: Is 35, 1-6. 8. 10
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e
fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi
vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le
mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di
cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio giunge la vendetta, la
ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei
ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un
cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e
la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e
verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e
felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.
Commento alla prima lettura
Per aiutarci nella nostra
angustia della vita quotidiana, ci vengono in aiuto le parole del profeta Isaia:
Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio (Is
35). In un contesto di grande tensione e sofferenza, dovuto alla minaccia di
un’invasione nemica (VIII sec a. C:), il profeta sostiene il popolo con la
Parola di Dio, che è una parola che lo invita ad alzare la testa, a non
lasciarsi ingannare dai pensieri umano, e imparare a porre la propria fede in
ciò che Dio pensa, nell’opera che Lui sta preparando. In questa prospettiva,
l’attesa è una dimensione fondamentale nel cammino della fede, perché la
rafforza, la prova. È una fase molto delicata, perché la speranza può
deteriorarsi e trasformarsi in mancanza di fiducia nel progetto del Signore.
Quando questo accade, la persona diventa triste, acida, depressiva. Per questo
sempre il profeta Isaia ci invita a: Irrobustite le mani fiacche, rendete
salde le ginocchia vacillanti. Isaia è sicuro che il popolo, al di là della
situazione presente che sembra prospettare solo cose negative, riuscirà a
vedere la gloria del Signore e a non lasciarsi travolgere dalla disperazione.
Domande: Come reagiamo dinanzi alle situazioni
negative che la vita ci presenta? La fede in Dio e nella sua Parola ci aiuta a
rimanere fermi nelle nostre scelte anche quando ci sembra che sia tutto
perduto: riusciamo a farlo?
Sal. 145
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seconda Lettura: Gc 5, 7-10
Siate costanti, fratelli
miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta con
costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le
ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la
venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri,
per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a
modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del
Signore.
Commento alla seconda lettura
Le
parole di Giacomo sono in sintonia con quelle di Isaia, anzi, aiutano ad
approfondirle. Porta, infatti, l’esempio dell’agricoltore come esempio di
pazienza. L’agricoltore è capace di aspettare perché sa che il frutto arriverà.
Il tempo dell’attesa è il tempo in cui il frutto non c’è, ma lo si percepisce
presente. La capacità di attendere dipende anche dal proprio lavoro di
preparazione del terreno: è proprio quello che dobbiamo fare noi nel tempo di
avvento, vale a dire, preparare il terreno. Pazienza e attesa esigono la
costanza, il non mollarci mai. Quando ci molliamo diventiamo tesi, nervosi, ci
lamentiamo e creiamo scompenso nella comunità, nella famiglia. Chiediamoci: come fare per migliorare la nostra capacità di
attendere e di avere pazienza? Come aiutare i fratelli e le sorelle nella
comunità che fanno fatica e si lamentano, creando malumore?
Vangelo: Mt 11, 2-11
In quel tempo, Giovanni,
che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo
dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo
aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che
udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi
sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il
Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre
quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa
siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che
cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli
che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete
andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è
colui del quale sta scritto: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio
messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via". In verità io vi dico:
fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma
il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Commento al
Vangelo
Nelle
letture della terza domenica di Avvento si sente come un fremito, una specie di
impazienza. C’è un’attesa di qualcuno che, ad un certo punto, sembra quasi che
non arrivi e l’attesa provoca angustia, perdita di speranza. Lo stesso Giovanni
Battista che, nel brano ascoltato, si trova in carcere partecipa di questo
clima generale di tensione, interrogando sull’identità di Gesù. «Sei tu
colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,3). È una
domanda quella di Giovanni ricca di significato, che esprime e raccoglie allo
stesso tempo i dubbi di coloro che sono alla sequela del Signore. Quante volte,
infatti, ci chiediamo durante il cammino, soprattutto quando questi si trova
nel mezzo del deserto, in cui non si può più tornare indietro e andare avanti
sembra percorrere un cammino senza fine. Il dubbio di Giovanni Battista è il
nostro, ed è un dubbio importante perché esprime l’intensità e la serietà del
cammino nel quale le persone mettono tutto quello che hanno per seguire il
Signore.
il
più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui:
che cosa significa? Giovanni Battista non ha visto Gesù risuscitato, che è il
compimento del suo cammino sulla terra. Per questo, qualsiasi persona che viene
dopo la resurrezione di Gesù è più grande di coloro che sono venuti prima, perché
non l’hanno vista, compreso Giovanni Battista. Potremmo
chiederci nel circolo biblico: quali sono i nostri dubbi? Che cos’è che provoca
più ansia, angustia nel nostro cammino di fede?
Nessun commento:
Posta un commento