mercoledì 1 ottobre 2025

PRIMA, PERO’

 



 

Paolo Cugini

 

 «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima… Ti seguirò, Signore; prima però (Lc 9, 57s).

 

Nel cammino cristiano, la prontezza nel rispondere alla chiamata divina costituisce il primo segno della verità della sequela. Questo atteggiamento, tutt’altro che scontato, rivela la profondità e la sincerità del nostro incontro con il Mistero di Dio. Le titubanze, che spesso emergono nel cuore umano, infatti, sono indice di un legame ancora forte con i propri progetti e le proprie sicurezze. Il non voler mollare ciò che ci appartiene è umano, ma è anche il termometro che misura il livello del nostro percorso spirituale. Eppure, nel contesto della fede, questa apertura all’ignoto è il primo passo verso il vero incontro. Nella storia cristiana, chi incontra il Signore lo fa in modo totalizzante. Non si tratta di un semplice cambiamento di rotta, ma di una trasformazione che coinvolge tutto l’essere. L’incontro con Dio è, in definitiva, un incontro d’amore: quell’amore che, come afferma il Cantico dei Cantici, è forte come la morte. La totalità dell’amore è la cifra della vera sequela: quando l’amore invade la persona, non lascia più spazio ad altro, riempie completamente l’anima e dà un senso nuovo e pieno all’esistenza.

Tra le pagine del Vangelo, l’incontro tra Gesù e Maria Maddalena nel giorno della Resurrezione è emblematico. Nel dialogo intenso e semplice  “Maria” … “Rabbunì!”  si cela tutto il mistero di un amore che riempie e trasforma. Maria Maddalena, chiamata per nome, risponde con tutto sé stessa; in quell’istante, la sua vita cambia per sempre. È il segno che l’amore autentico non conosce mezze misure: quando è vero, coinvolge la persona nella sua interezza. Il Vangelo stesso è, prima di tutto, parola d’amore. Non è un semplice codice morale, ma l’annuncio di una relazione che dà senso totale all’esistenza. Ogni titubanza che affiora di fronte alla chiamata di Dio racconta una storia: quella di uno spazio interiore che ancora non si è lasciato riempire dal Signore. È come se il cuore fosse una casa dove ancora non si è fatto abbastanza ordine per accogliere l’Ospite più importante. Ed ecco il significato profondo della preghiera. Non è solo una serie di parole o gesti, ma un vero e proprio allenamento quotidiano a svuotarsi di sé. La preghiera diventa, allora, il processo lento e paziente di fare spazio alla Parola, preparare la propria interiorità affinché il Signore possa trovare dimora, non per un momento fugace, ma per sempre. In questa prospettiva, la preghiera si fa esercizio di disponibilità, di apertura, di abbandono fiducioso.

In definitiva, la verità della sequela si manifesta nella prontezza della risposta. Dove c’è titubanza, c’è ancora attaccamento; dove c’è apertura, si rivela l’incontro autentico con il Mistero. L’amore, forte come la morte, è la chiave di volta che trasforma la vita e la rende piena. E il cammino cristiano, sull’esempio di Maria Maddalena, diventa allora una storia d’amore in cui ogni giorno si impara a fare spazio affinché il Signore trovi posto e dimora, per sempre.

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