Paolo Cugini
Allora l’angelo che
parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che gli disse: «Corri, va’ a
parlare a quel giovane e digli: “Gerusalemme sarà priva di mura, per la
moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso – oracolo
del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno e sarò una gloria in mezzo
ad essa (Zc 2,6s).
Avere
visioni, sognare ad occhi aperti, guardare lontano e vedere ciò che gli altri
non vedono, è questo che fanno i profeti, ed è questo che fa Zaccaria. Che cosa
vede? Intravede il realizzarsi della profezia di Isaia 2,4s, quando il profeta,
in un contesto di grande pericolo per Gerusalemme, vede la città riempirsi di
popoli provenienti da tutte le regioni della terra, attratti dalla parola che
esce dal Tempio. È proprio questo sogno di Isaia che Zaccaria intravede. Cose
di profeti, che provengono da una personalissima e profonda esperienza del
Mistero, che apre loro la mente, li fa andare oltre, a interpretare gli eventi
del tempo presente non con uno sguardo puramente umano, ma con gli occhi
infuocati dal desiderio di giustizia. E così Zaccaria, non solo vede il
realizzarsi della profezia di Isaia, ma va oltre. Ci sarà così tanta gente,
scrive Zaccaria, arriveranno così tante persone che non ci sarà più bisogno di
costruire mura. Storicamente non avverrà, ma non importa. Ciò che conta è
sognare, è aiutare un popolo ad andare oltre, a non fermarsi alle apparenze, ma
a credere nella possibilità di qualcosa di nuova.
I
profeti, nella storia dell’umanità, sono sempre stati coloro che hanno
scardinato le certezze, che hanno osato parlare quando tutti tacevano, che
hanno visto il verde anche dove c’era solo deserto. La loro visione, spesso
derisa come follia, è in realtà fiamma che accende i cuori spenti e apre
sentieri là dove il cammino sembrava perduto. Zaccaria raccoglie il sogno di
Isaia e lo rilancia, lo amplia, lo rende ancora più audace: una Gerusalemme
senza mura, una città aperta, un’umanità chiamata a radunarsi non per paura, ma
per attrazione verso la luce che è parola e giustizia. In definitiva, che cosa
siamo senza la speranza? Che vita sarebbe se fossimo sepolti nella mera
materia, in un vissuto senza luci, nelle tenebre di un mondo chiuso in se
stesso? Per fortuna ci sono loro, i profeti, che ci prendono per mano con il
sorriso e ci fanno vedere vita dove noi vediamo morte, ci fanno correre sui
prati del tempo presente, mentre non credevamo che fosse solo deserto.
Che folli questi profeti! Eppure, non c’è nulla di più ragionevole che imparare a vedere oltre le mura, oltre le paure, oltre ciò che appare. È la follia dei profeti a ridestare il cuore degli uomini, a insegnare che la speranza non è un sogno vano, ma la spinta vitale che ci permette di rialzarci, costruire, amare di nuovo.
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