Riflessioni sulla spiritualità nell’epoca dell’egoismo
Paolo Cugini
“Uno di loro… tornò
indietro” (Lc 17,15).
Sono
le proporzioni del Vangelo: uno a dieci. Parola misteriosa, cifra che pesa come
pietra d’angolo, che regge e giudica i muri delle nostre relazioni. Chi ha
orecchi per intendere, intenda: questa è la proporzione che bisogna mettere nel
bilancio interiore, quando si decide di incamminarsi nella via stretta e
luminosa aperta dal Vangelo. Ma non ci si abitua in fretta. Il tempo è maestro
lento, la carne si ribella, il cuore si stringe e si indurisce davanti
all’ingratitudine, uno degli aspetti più macabri della disumanità. Chi può dire
di essere preparato, chi può dirsi di non vacillare davanti al gelo del
rifiuto? La grazia costa fatica e sudore.
Eppure,
la disumanità dilaga come nebbia d’autunno: è l’egoismo il combustibile che
alimenta le città e i villaggi, la linfa che serpeggia tra le pieghe dei
rapporti. Non si fa nulla gratuitamente, il gesto gratuito appare una follia,
un lusso da anime ingenue. Tutto è scambio, tutto è calcolo. Chi vuole
sopravvivere a questa tempesta di ghiaccio, chi non vuole essere inghiottito
dalle maglie strette dell’egoismo, deve armarsi di grande spiritualità. Bisogna
imparare l’arte del silenzio, trascorrere lunghe ore ascoltando la voce del
Mistero che abita le profondità dell’anima. Solo così si scorge la luce che il
mondo non può dare né spegnere, solo così ci si può alzare sereni all’alba per
uscire e seguire la luce.
Ma
attenzione: chi prende troppo sul serio le provocazioni dell’ingratitudine
quotidiana rischia di perdere sé stesso. Il pericolo è reale: la stima di sé
evapora, la volontà si annulla, il cuore precipita nella depressione. È una
trappola sottile, una tela di ragno che stringe senza far rumore. Come fa Gesù
a convivere in questo clima disumano? Ecco il mistero della sua forza: Egli
vive immerso nel Mistero del Padre, ha piena coscienza di sé, non chiede
all’umanità ciò che solo l’amore può dare. Chi vive così, nella pienezza
dell’Amore autentico, non ha bisogno della valutazione degli altri, non si
lascia scalfire dall’odio del mondo, non teme nemmeno la croce che lo attende.
Là
dove l’amore del Mistero regna, la violenza dell’odio, l’indifferenza disumana,
l’ingratitudine ingenerosa non hanno alcun potere. Chi si lascia avvolgere da
questa presenza, chi si nutre di questa luce, può attraversare indenne la notte
del mondo e, come il chicco di grano, portare frutto a suo tempo.
Questa
è la profezia per i giorni nostri: la proporzione del Vangelo è la misura che
salva, la via che libera, la luce che non si spegne. Non si vive di solo pane
e, in fondo, non ci si salva da soli. Ma chi sa ascoltare il Mistero, anche
nell’epoca dell’egoismo, conoscerà la vera libertà e la gioia che nessuno potrà
mai togliere.
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