lunedì 4 gennaio 2021

CHI CERCATE?


 

Lectio divina su Gv 1,35-39


Paolo Cugini

Giovanni stava con due dei suoi discepoli”: La fede come cammino comunitario e che si trasmette lentamente, attraverso una relazione personale. Il ragazzo, il giovane, capisce qualcosa che è importante quando lo vede fare da un adulto in cui crede, in cui ha fiducia. Se questo vale in generale, vale anche e soprattutto, per quanto riguarda i contenuti della fede, che si trasmettono attraverso un rapporto quotidiano di fiducia. Questo aspetto offre delle grandi indicazioni educative, perché richiama ogni adulto a vigilare sulle proprie scelte, sul proprio vissuto, sulla propria coerenza e autenticità.

E fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: ecco l’Agnello di Dio”: può guidare gli altri verso l’incontro e la conoscenza del Signore colui che lo conosce, colui che dedica tempo alla sua Parola. Giovanni è colui che fissa lo sguardo su Gesù, è attento a Lui, lo conosce e riconosce: per questo può indicarlo ai suoi discepoli.

E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù”. C’è in questo versetto la verità e la libertà di un rapporto educativo. La relazione educativa nella prospettiva del Vangelo è liberante, nel senso che non lega le persone al maestro, al padre, alla figura educativa. La verità di una relazione educativa matura è quando offre gli strumenti alla persona di trovare il proprio cammino e questo può avvenire solo se avviene uno sganciamento dalla relazione iniziale.

Che cosa cercate?”: la domanda di Gesù manifesta interesse nei confronti dell’interlocutore. È una domanda che rivela un’attenzione, una disponibilità. È una domanda che apre degli spazi di possibilità per coloro che hanno esposto una richiesta.



“Venite e vedrete”: la risposta di Gesù manifesta che il cammino di fede non ha una progettualità definita, ma esige che il discepolo, il giovane, faccia dei passi concreti, esige che veda con i propri occhi, che faccia esperienza diretta, che valuti con i propri criteri. Gesù non mostra ai discepoli di Giovanni un programma dettagliato: è necessario un affidarsi. La fede si apprende facendo l’esperienza dell’affidamento reale a qualcuno che ci è stato indicato. I discepoli di Giovanni, accettando la proposta di Gesù, senza averlo mai visto prima, lo seguono perché hanno fiducia in Giovanni, il loro primo maestro. Il cammino di fede passa, così, di fiducia in fiducia, ed è quindi, segnato da una storia di relazioni adulte, significative. Per questo motivo, il tradimento, è l’esperienza più drammatica della fede, perché viene meno il tramite, ciò che faceva da collante, che dava spessore al cammino.

Rimasero con lui”: una parrocchia non può pensare di trasmettere la fede ai giovani semplicemente trasmettendo dei contenuti. Un giovane ha bisogno di vedere, di fare esperienza, di toccare con mano e, soprattutto, di verificare di persona se quello che gli viene detto ha una corrispondenza nella vita reale di colui che trasmette il messaggio.

“Erano circa le quattro del pomeriggio”: Giovanni, l’evangelista, scrive questo dato a circa cinquant’anni dal suo primo incontro con il Signore. È stato un incontro così significativo che si ricorda ancora l’ora precisa. Credo che quello che possiamo fare è offrire dei momenti, degli spazi espliciti di preghiera; spazi prolungati nel tempo in cui un giovane ha la possibilità di percepire la presenza di Dio.

 

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