giovedì 21 settembre 2023

MISERICORDIA IO VOGLIO

 




 

Paolo Cugini

 

Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli (Mt 9,10). Questa è la Chiesa! Una comunità che diventa spazio per tutti, tenda da campo verso la quale chiunque si sente attratto per entrare e, entrando, si sente accolto, si sente a casa propria. Questo spazio di umanità aperto a tutti e a tutte diventa scandalo non tanto nel mondo, ma per la religione e i suoi capi, abituati a filtrare chi entra dalla porta. Infatti: Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

 Siamo così abituati a pensare la religione come un gruppo chiuso di persone che si sentono migliori degli altri che, quando vediamo come dovrebbe essere, ci stupiamo. Non siamo abituati a pensare il sogno di Dio che è un’umanità di uomini e donne diversi ma insieme, un’umanità fatta soprattutto con le persone rifiutate dalla società, i poveri, i miserabili. Siamo così avvolti dal criterio del merito, l’abbiamo così interiorizzata che ci fa specie vedere la possibilità di chi non può meritarsi la salvezza sedersi al presunto banchetto dei salvati.

La risposta di Gesù è pronta: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Questa è la Chiesa! Una comunità che si occupa degli ammalati, di coloro che non ce la fanno ad accompagnare i ritmi frenetici che la meritocrazia pone nel mondo. Una chiesa che accoglie tutti coloro che sono ammalati a causa della discriminazione che subiscono. Una Chiesa segno della misericordia di Dio. Per questo i riti vengono celebrati, affinché si formi in noi il modo di vedere di Dio, i tratti della sua umanità. La chiesa come popolo di Dio di uomini e donne ricolmi di misericordia che riversano nei rivoli del mondo per permettere a tutti e tutte di sperimentare l’amore del Signore.

 

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