Paolo Cugini
Smettete
di presentare offerte inutili; l'incenso per me è un abominio, i noviluni, i
sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità (Is
1,10s). Nelle parole di Isaia c’è tutto il disappunto per una liturgia che non
serve a nulla, che non modifica il cuore, la mente, le intenzioni di chi vi
partecipa. C’è una liturgia che non serve, che allontana da Dio: è questo il
senso delle parole del profeta. A che cosa serve celebrare un culto religioso,
cantare santo e alleluia se poi, nella pratica, le nostre azioni sono malvagie?
È questo il senso delle parole del profeta Isaia. Ciò significa che, quando
prepariamo una liturgia, dobbiamo pensarla in modo tale da permettere a chi vi
partecipa di incontrare Dio e, in questo modo, di sentire il desiderio di
cambiare vita, di lasciare i cammini del male, per fare spazio all’amore e alla
vita che viene da Dio, che provoca la sete di giustizia e il desiderio di
collaborare per la costruzione di un mondo di pace.
C’è
tutta una liturgia che può provocare l’effetto opposto di quello che invece corrisponde
alla sua autentica natura: può allontanare dalla proposta di Dio. E così,
mentre frequentiamo i culti nelle chiese, pensando di fare una cosa buona, può
infiltrarsi un meccanismo che provoca l’esatto contrario: la conferma nell’errore.
Infatti, la frequenza al culto può essere un meccanismo per mettere a posto la
coscienza, per sentirsi bene davanti a Dio.
Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova (Is 1, 16-17). La liturgia autentica, quella che, cioè, permette l’incontro con il Mistero, provoca il desiderio di una vita nuova, autentica e, per questo, il desiderio di togliere il male dalla propria esistenza e iniziare a fare il bene. Quando osserviamo che c’è del bene nella nostra vita, che c’è sete di giustizia, amore per i poveri, attenzione per coloro che sono in difficoltà è un segno chiaro che le liturgie a cui partecipiamo sono autentiche, perché hanno toccato il nostro cuore provocando un movimento di conversione.
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