giovedì 17 novembre 2022

SALVI SE STESSO!

 




XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO RE DELL'UNIVERSO – ANNO C – SOLENNITÀ

 

Lc 23,35-43

 

Paolo Cugini

 

 

Termina oggi l’anno liturgico durante il quale abbiamo ascoltato il Vangelo di Luca che ci ha narrato il viaggio di Gesù da Nazareth a Gerusalemme. Un viaggio pieno di sorprese e di scelte difficili, di dure polemiche con i farisei e la classe sacerdotale del Secondo Tempio che lo hanno condotto sulla croce. La liturgia dell’anno C fa terminare l’anno con la solennità di Cristo Re dell’universo, proponendoci la lettura che narra la grande sofferenza e umiliazione di Gesù sulla croce. Come mai questa scelta? Che cos cosa ci vuole dire?

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù.

La vita di Gesù è stata una vita piena di amore, piena di attenzione a tutti coloro che incontrava sul cammino, soprattutto i più poveri. Ha, dunque, incontrato tante persone e ha passato la vita facendo del bene. Eppure, gli ultimi istanti della sua vita Gesù ha vissuto una grande solitudine. È, infatti, arrivato nudo sulla croce, sbeffeggiato, deriso, picchiato umiliato e, soprattutto, lasciato solo dai suoi amici, i discepoli, con i quali aveva condiviso gli anni della sua vita pubblica. Come mai questa solitudine? Che cosa significa nel nostro cammino di fede? Le ore terribili che caratterizzano gli ultimi istanti della vita di Gesù rivelano il cuore dei suoi discepoli, le aspettative frustrate e la grande delusione. La croce di Gesù rivela in modo definitivo e plateale che Gesù non è il re politico atteso, in grado di sconfiggere i romani: è un’altra cosa. I discepoli si accorgono nel momento in cui Gesù è fatto prigioniero, che il loro discepolato, le loro aspettative non corrispondevano a ciò che Gesù intendeva proporre. Eppure, diremmo noi, lo avevano ascoltato, avevano visto le sue opere e, allora, perché questo smarrimento? Perché tutta questa incomprensione? La realtà della croce ha smascherato e messo a nudo le fantasie di gloria dei discepoli, le loro ideologie. L’attenzione alla realtà permette un processo di decostruzione delle ideologie che intasano la nostra mente e che filtrano la realtà, non permettendoci di coglierla. Per i discepoli la croce ha rappresentato la morte dei loro ideali e la possibilità di una rinascita a vita nuova.

«Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».

La richiesta che i capi del popolo fanno a Gesù, manifesta che non hanno compreso nulla del suo messaggio. La prova che chiedono per dimostrare che lui è il Cristo è quella di salvare se stesso. Gesù ha dimostrato esattamente il contrario e cioè, ha dimostrato di essere il Cristo di dio proprio con una vita di totale donazione di se stesso, continuamente proteso a salvare le vite di chi incontrava. Gesù ci ha mostrato con la sua vita che salviamo la nostra vita perdendola, per coloro che amiamo, per coloro che incontriamo. Ci arricchiamo spogliandoci per condividere per chi è nel bisogno. È questo il grande insegnamento umano di Gesù: un amore smisurato per tutti e tutte. Sempre in questa prospettiva vanno ricordate le parole che Gesù pronuncia sul legno della croce, proprio nella redazione di Luca che stiamo leggendo, quando afferma: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Possiamo chiederci: esiste un amore più grande di questo? Gesù morente sulla croce, non pensa alla propria salvezza ma, addirittura, alla salvezza dei suoi assassini. Gesù muore solo sulla croce, ma pienamente consapevole delle sue scelte. Muore libero per amore: ha scelto di amare sino alla fine.

«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Gesù muore in mezzo a due ladroni: la morte dell’infame, confermando tutto il suo cammino in cui non ha mai cercato di essere qualcuno, di cercare la gloria degli uomini, ma sempre attento ai più deboli. Chi decide di dedicare la sua vita ai poveri non ha tempo di pensare alla carriera. Anche sulla croce Gesù è attento a chi gli è vicino, li ascolta e anche in questo contesto emerge che la sequela non è un fatto di massa, ma di scelta personale.

Gesù è il re dell’universo perché con la sua scelta di amore autentico, rifiutando la gloria degli uomini, entra nelle vene dalla storia con il suo Spirito di amore che tutti e tutte possiamo accogliere.

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