XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – NOSTRO SIGNORE
GESÚ CRISTO RE DELL'UNIVERSO – ANNO C – SOLENNITÀ
Lc
23,35-43
Paolo
Cugini
Termina
oggi l’anno liturgico durante il quale abbiamo ascoltato il Vangelo di Luca che
ci ha narrato il viaggio di Gesù da Nazareth a Gerusalemme. Un viaggio pieno di
sorprese e di scelte difficili, di dure polemiche con i farisei e la classe
sacerdotale del Secondo Tempio che lo hanno condotto sulla croce. La liturgia
dell’anno C fa terminare l’anno con la solennità di Cristo Re dell’universo,
proponendoci la lettura che narra la grande sofferenza e umiliazione di Gesù
sulla croce. Come mai questa scelta? Che cos cosa ci vuole dire?
In quel tempo, [dopo che
ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano
Gesù.
La
vita di Gesù è stata una vita piena di amore, piena di attenzione a tutti
coloro che incontrava sul cammino, soprattutto i più poveri. Ha, dunque,
incontrato tante persone e ha passato la vita facendo del bene. Eppure, gli
ultimi istanti della sua vita Gesù ha vissuto una grande solitudine. È,
infatti, arrivato nudo sulla croce, sbeffeggiato, deriso, picchiato umiliato e,
soprattutto, lasciato solo dai suoi amici, i discepoli, con i quali aveva
condiviso gli anni della sua vita pubblica. Come mai questa solitudine? Che cosa
significa nel nostro cammino di fede? Le ore terribili che caratterizzano gli
ultimi istanti della vita di Gesù rivelano il cuore dei suoi discepoli, le
aspettative frustrate e la grande delusione. La croce di Gesù rivela in modo
definitivo e plateale che Gesù non è il re politico atteso, in grado di
sconfiggere i romani: è un’altra cosa. I discepoli si accorgono nel momento in
cui Gesù è fatto prigioniero, che il loro discepolato, le loro aspettative non
corrispondevano a ciò che Gesù intendeva proporre. Eppure, diremmo noi, lo
avevano ascoltato, avevano visto le sue opere e, allora, perché questo
smarrimento? Perché tutta questa incomprensione? La realtà della croce ha
smascherato e messo a nudo le fantasie di gloria dei discepoli, le loro
ideologie. L’attenzione alla realtà permette un processo di decostruzione delle
ideologie che intasano la nostra mente e che filtrano la realtà, non permettendoci
di coglierla. Per i discepoli la croce ha rappresentato la morte dei loro
ideali e la possibilità di una rinascita a vita nuova.
«Ha salvato altri! Salvi
se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
La
richiesta che i capi del popolo fanno a Gesù, manifesta che non hanno compreso
nulla del suo messaggio. La prova che chiedono per dimostrare che lui è il
Cristo è quella di salvare se stesso. Gesù ha dimostrato esattamente il contrario
e cioè, ha dimostrato di essere il Cristo di dio proprio con una vita di totale
donazione di se stesso, continuamente proteso a salvare le vite di chi
incontrava. Gesù ci ha mostrato con la sua vita che salviamo la nostra vita
perdendola, per coloro che amiamo, per coloro che incontriamo. Ci arricchiamo
spogliandoci per condividere per chi è nel bisogno. È questo il grande
insegnamento umano di Gesù: un amore smisurato per tutti e tutte. Sempre in
questa prospettiva vanno ricordate le parole che Gesù pronuncia sul legno della
croce, proprio nella redazione di Luca che stiamo leggendo, quando afferma: “Padre
perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Possiamo chiederci: esiste
un amore più grande di questo? Gesù morente sulla croce, non pensa alla propria
salvezza ma, addirittura, alla salvezza dei suoi assassini. Gesù muore solo
sulla croce, ma pienamente consapevole delle sue scelte. Muore libero per amore:
ha scelto di amare sino alla fine.
«In verità io ti dico:
oggi con me sarai nel paradiso».
Gesù
muore in mezzo a due ladroni: la morte dell’infame, confermando tutto il suo
cammino in cui non ha mai cercato di essere qualcuno, di cercare la gloria
degli uomini, ma sempre attento ai più deboli. Chi decide di dedicare la sua
vita ai poveri non ha tempo di pensare alla carriera. Anche sulla croce Gesù è
attento a chi gli è vicino, li ascolta e anche in questo contesto emerge che la
sequela non è un fatto di massa, ma di scelta personale.
Gesù
è il re dell’universo perché con la sua scelta di amore autentico, rifiutando
la gloria degli uomini, entra nelle vene dalla storia con il suo Spirito di
amore che tutti e tutte possiamo accogliere.
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