venerdì 5 maggio 2023

OMELIA DOMENICA DELLE PRIME COMUNIONI 2023


 


Paolo Cugini

 

Che cosa significa per questi bambini la celebrazione della prima comunione? Che cosa significa per noi, comunità cristiana? È questa la domanda importante che rivolgiamo alle letture e alla quale cerchiamo una risposta che possa contribuire al nostro cammino di fede. Concentrerò la riflessione esclusivamente sulla parola: comunione. Credo che in un contesto culturale sempre più individualista, che incentiva una vita di solitudine già visibile nell’infanzia, è importante riflettere sulla proposta del Vangelo che oggi questi bambini accolgono come positiva per loro. Che cosa s’intende, allora per comunione e perché è così importante?

La comunione è la situazione esistenziale che i discepoli e le discepole di Gesù realizzano dopo la sua morte e resurrezione. Dice il testo degli Atti degli Apostoli nel passaggio in cui si riassume la vita della prima comunità che: “erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione” (At 2,42). I membri della prima comunità cristiana avevano capito che il segno evidente del discepolato era la comunione, perché riproduceva lo stile comunitario vissuto assieme a Gesù. Infatti, Gesù ha annunciato il Regno dei cieli, lo stile di vita fondato sull'amore, la giustizia e la pace non da solo, ma assieme a un gruppo di uomini e di donne con i quali ha tessuto una profonda relazione di amicizia. “Non vi chiamo servi ma amici” (Gv 14,): sono queste le parole che Gesù ha detto ai suoi discepoli e alle sue discepole nel contesto dell'ultima cena, parole che riassumono il senso del suo stare in mezzo a loro. Ha donato se stesso, la sua parola, il suo pensiero, il suo modo di essere, la sua ricerca costante della giustizia e lo ha fatto in un contesto di amicizia virgola di comunione. Ecco perché, proprio nel contesto dell'ultima cena, dopo aver lavato loro i piedi dirà: “da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

La vita di comunione all'interno di una comunità cristiana è importante non solo perché riproduce lo stile di vita proposto da Gesù, ma anche e soprattutto perché fa risplendere nel mondo la presenza di Dio, cioè il mistero racchiuso nella Santissima Trinità, la comunione delle tre persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Tutte le volte che produciamo uno stile di vita individualista, tutte le volte che creiamo problemi all'interno della comunità e siamo strumenti di divisione, non si tratta semplicemente di una questione sociale, ma in una prospettiva di fede, stiamo ostacolando la possibilità al mondo di vedere riflessa nella storia l'immagine di Dio, che si manifesta come comunione. Ecco perché tutto lo sforzo che facciamo per fare in modo che nella comunità la comunione sia visibile e stabile è in funzione di Dio.

Senza dubbio dal punto di vista umano la comunione non si raggiunge in modo spontaneo, ma esige un costante lavoro, una costante attenzione. Se ci pensiamo bene, ci sono alcuni atteggiamenti che ci aiutano a vivere la comunione nella comunità. Il primo di questi è la capacità di rinunciare alla propria ragione, a fare un passo indietro, a non insistere su dei punti che possono provocare rotture, contrasti insanabili. Se l'obiettivo della vita di comunità e la comunione, perché fa risplendere l'immagine di Dio nel mondo, allora è importante imparare a rinunciare alla propria ragione, a considerare la comunione come un dono più importante della mia ragione. Quando i contrasti sono visibili nella comunità e si arriva allo scontro diventa importante apprendere a chiedere perdono. Gesù ci dice nel Vangelo che dobbiamo imparare a perdonare i nostri fratelli e le nostre sorelle settanta volte sette, cioè sempre. Il perdono è il cemento di una comunità, che desidera ogni giorno camminare nella comunione.

C'è un altro aspetto che è importante considerare in questa riflessione sul tema della comunione. Non è, infatti, solamente in questione la dimensione religiosa della vita. La comunione rivela anche il senso del cosmo, dell'intero universo. Ce lo ha ricordato qualche anno fa proprio Papa Francesco quando nell'enciclica Laudato sii ci ricordava che tutto è in relazione, che la connettività rivela la cooperazione di tutti con tutti: tutto è interconnesso. L'universo, dunque, non è la somma di tutti gli oggetti esistenti, ma l'articolazione di tutte le reti di relazioni e connessioni tra di loro. Tale capacità di stabilire relazioni, e conseguentemente di creare unità, chiamate campi, a costituire lo spirito dell'universo, il quale è il fondamento della relazionalità di tutto con tutto e il responsabile dell'unità del tutto. Il principio della relazionalità è sempre lo stesso. Questa cosmovisione ci obbliga a pensare alla realtà non come una macchina ma come un organismo vivo. Esistono due tendenze in ogni essere: una ad autoaffermarsi per evitare di scomparire e l'altra a integrarsi in un tutto più grande. 

Quando viviamo in comunione collaboriamo alla vita del cosmo e permettiamo all'immagine di Dio di manifestarsi nel mondo.

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