[Note dal diario spirituale del 2003]
Paolo Cugini
Mt. 20,1-18: Tu,
Signore, chiami al lavoro della Tua vigna chi vuoi e quando vuoi. C’è questo
primo aspetto importante: Tu esci a tutte le ore per chiamare operai a
lavorare. È la missionarietà: uscire per chiamare a lavorare. Uscire sempre,
senza stancarsi di invitare qualsiasi persona per lavorare. Uscire per
invitare: è segno di una libertà immensa, che rivela anche il desiderio di
incontrare chi è fuori. È segno anche di un universalismo: tutti sono invitati
a lavorare nel Regno dei cieli. Non ci sono esclusi. Chi entra, entra per
lavorare e non per fare ciò che vuole. Lavorare nella vigna del Signore,
significa aderire ad un progetto, accettare di collaborare ad un progetto che
non ho creato io, ma che mi è stato offerto. Ciò è importante. La realizzazione
personale passa attraverso l’adesione ad una proposta, un progetto che è al di
là di me, di ciò che io posso pensare o intendere.
“Perché siete qui tutto il giorno
inoperosi?” (Mt. 20,6).
Condizione umana:
Inoperosità, non sapere che cosa fare e perché fare. Condizione di inquietudine
o, al contrario, di rilassatezza. Mancando una proposta, una meta per cui valga
la pena lavorare l’uomo perde la tensione verso il futuro. La parabola, infatti
mostra che si cammina verso il futuro se si lavora nel presente. O meglio, che
il futuro non è semplicemente un punto posto fuori dal tempo e dalla storia: al
futuro ci arrivo lavorando ogni giorno. Tempo e storia sono il luogo
esistenziale e teologico in cui si realizza il futuro. La vigna, il Regno dei
cieli, è quella realtà, situazione che riempie il tempo e la storia umana di
significato, aiutandola a camminare verso il futuro.
“Andate anche voi nella vigna”
(Mt. 10,7).
Forza
di una proposta. Forza dell’incontro, della relazione. Il padrone di casa sa
che ha bisogno di operai per lavorare la vigna. Importante è lavorare la vigna.
Non ci sono troppe regole, né legislazioni specifiche per entrare a lavorare.
Basta l’invito. La vigna come realtà in cui si incontrano le persone invitate.
Mi colpisce questa assenza di norme, di decreti, prescrizioni. Si entra nella
vigna, se invitati nella vigna per lavorare e per nessuna altra cosa. La
motivazione del lavoro è la paga. Una paga che è uguale per tutti. Come se
importante, l’importante fosse il lavorare nella vigna, perché lavorando nella
vigna c’è l’assicurazione di un futuro. È inutile, quindi, entrare nella vigna
con delle prospettive moderne: meritare di più o meno, essere primo o ultimo.
“Gli ultimi saranno i primi e i primi
ultimi” (Mt. 20,16).
Tu Signore sconvolgi le logiche moderne, la tensione che
gli istinti egoistici provocano nel cuore umano che lo spingono a primeggiare,
ad essere superiore agli altri. Il lavoro nella vigna, svuota l’uomo e lo doma
da questi desideri dettati dalla concupiscenza. Il lavoro nel Regno dei cieli
svuota l’uomo dall’egoismo e dall’orgoglio, perché l’uomo che lavora per il
Regno, per la vigna si riempie di Dio e così non sente più il bisogno di
affermare se stesso negando il fratello. È il lavoro nella vigna che per sua
natura è appagante, realizzante. Sono concetti umani che sto utilizzando, ma
che esprimono ciò che succede o che deve succedere nel cuore e nella mente di
colui che accetta l’invito di lavorare nella vigna del Signore.
“Quando giunsero i primi pensavano
che avrebbero ricevuto di più” (Mt. 20,10).
È
triste rimanere a lavorare nella vigna del Signore senza che nulla accada,
nulla si trasformi. Come può accadere ciò? Perché possiamo rischiare di
lavorare tanti anni nella vigna senza che muti sostanzialmente l’atteggiamento
di fondo? Perché dipende da come ci stiamo nella vigna. Se si lavora nella
vigna coltivando dei progetti, delle aspettative, oltre il lavoro nel regno non
attingeremo molto in profondità e l’anima rimarrà in superficie. Quando invece
viviamo nella vigna con il cuore pieno di gratitudine per l’occasione che ci è
stata offerta, allora, questa gratitudine, svuoterà totalmente il cuore dai
sentimenti egoistici. È l’affetto della grazia santificante che causa quello
che significa.