Paolo
Cugini
“Ed
essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre
lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi” (At 2, 4).
Il primo effetto dello Spirito Santo
in coloro che lo ricevono si manifesta nella necessità di uscire fuori, di
condividere ciò che hanno ricevuto. È la chiesa in uscita. La chiesa nella
prospettiva della narrazione di Luca, nasce così, uscendo dal tempio per
annunciare il messaggio del Regno nelle piazze, all’esterno. La verità
dell’accoglienza dello Spirito Santo è l’impulso ad uscire, a condividerlo, ad
annunciarlo. Altro dato interessante che troviamo nel testo di Luca è sull’identità
di colro che ricevono lo Spirito. “Furono tutti pieni di Spirito Santo”: cho
sono questi tutti? Senza dubbio i 120 che erano nel Cenacolo ad aspettare la
discesa dello Spirito Santo. Tra loro c’erano gli 11 e poi Mattia e Barnaba.
Oltre a loro anche alcune donne. 120 è chiaramente un numero simbolico che indica la totalità della
Chiesa che non è costituita solo di maschi, ma anche da donne. E’ questo un
dato interessante perché lo Spirto Santo scende su tutti e tutte e tutti sono
chiamati ad uscire dal tempio per condividere il dono ricevuto.
“Costoro che parlano non sono forse tutti galilei? E com’è che li
sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? … Li udiamo annunziare nelle
nostre lingue le grandi opere di Dio” (At 2, 8s).
Questo impulso all’annuncio si
manifesta come sforzo di renderlo intellegibile a qualsiasi cultura che
s’incontra. Lo Spirito Santo aiuta a rendere comprensibile il Vangelo a
qualsiasi cultura. È, anche in questo caso, uno sforzo di uscita. È colui che
annuncia che è chiamato a rendersi comprensibile a coloro ai quali si vuole
annunciare il Vangelo. Che cosa significa questo? In primo luogo, che il Vangelo
non esige l’annullamento delle culture altre, ma la consapevolezza che ogni
cultura è in grado di accogliere il Vangelo. Ciò vuole dire anche il
riconoscimento del valore positivo di ogni cultura. Questo lavoro di
evangelizzazione delle culture, degli ambiti nei quali viviamo esige un cammino
di avvicinamento. Solamente avvicinandoci potremo conoscere e. così, discernere
il cammino da intraprendere affinché l’annuncio del Vangelo diventi
comprensibile.
“Ricevete
lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li
rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20, 22-23).
L’evangelista Giovanni fa coincidere
la Pasqua con la Pentecoste. Dopo la Risurrezione Gesù va dai suoi discepoli e
dona loro lo Spirito Santo. Il primo frutto dello Spirito Santo consegnato ai
discepoli è la capacità di rimettere i peccati. Perché questo annuncio? Mi
sembra che sia la possibilità che Gesù Risorto offre a tutti di rimettersi nel
cammino del Signore, soprattutto coloro che si sentono lontani. È il volto
della comunità accogliente, tenda da campo in mezzo al mondo, che allarga i
paletti affinché tutti trovino posto.
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