LUCA 15,1-32
Paolo Cugini
Ci sono tre
percorsi che il brano di oggi propone, percorsi che s’intrecciano e che
rimandano allo stesso significato: l’essenza del Vangelo.
Il primo
riguarda gli ascoltatori. Mentre gli scribi e i farisei mormorano nei confronti
di Gesù, perché non accettano il suo messaggio, i pubblicani e i peccatori lo
ascoltano, aprono spazio al messaggio autentico del Maestro. È già questa una
bellissima indicazione per tutti coloro che sono alla ricerca di un senso
autentico della vita. Chi è legato dalla religione delle regole e dei precetti,
prova fastidio nei confronti di colui che è venuto verso di noi con la Parola
della libertà e dell’amore e chiude il proprio cuore al suo messaggio.
La seconda indicazione del brano viene da due
brevi parabole che presentano lo stesso tipo di proporzione paradossale e, per
certi aspetti, assurda. È il rapporto di uno a cento, di uno a dieci. È il
rapporto che spezza i criteri dell’efficienza, della logica che plasma
l’esistenza umana. È una proporzione che dice al mondo la novità del Vangelo,
che fa esplodere qualsiasi calcolo, perché non segue la logica dell’efficienza
e del merito, ma quella dell’amore e della misericordia. È questo principio che
Gesù ha impresso nella storia e dice della novità del Vangelo nei confronti del
quale possiamo solo aprire il cuore.
Infine, la
parabola del figliol prodigo. Diceva il grande poeta francese Charles Péguy che,
quando una persona sente la frase che apre la parabola: “Un uomo aveva due
figli”, non può che essere colta da un fremito, dai brividi, per la forza che
giunge all’anima di chi l’ascolta. Nella narrazione della parabola colpisce la
libertà del padre, la sua capacità di non farsi imprigionare dalle logiche del
merito, ma di rimanere sempre all’interno di qualsiasi relazione con il cuore
misericordioso. Lo è con il figlio minore sia al momento della partenza che
dell’arrivo. Il padre non chiede nulla: è libero in quanto ama e in questa
libertà avvolge il figlio. Non chiede nulla al figlio al suo ritorno, ma lo
avvolge con un abbraccio paterno che sa di amore vero e, allo stesso tempo, di
libertà autentica. Dice infatti, di una relazione filiale costruita, non sulla
logica dell’aspettativa, che riduce il figlio ad un esecutore passivo di un
progetto prestabilito, ma della misericordia, generatrice continua di libertà.
Relazione tra padre e figlio che pone al centro la dignità della persona, più
che la forza del denaro, l’originalità di ogni singolo uomo, di ogni donna, più
che il calcolo meritorio. Nella scena del ritorno del figliol prodigo colpisce
la verità dei sentimenti del padre che non vuole sapere nulla, perché la sua
gioia è grande nella possibilità di riabbracciare suo figlio. L’amore del padre
nei confronti del figlio è così grande che ha accettato il rischio di perderlo,
purché il figlio potesse esprimere la sua libertà, il suo specifico progetto di
vita.
Lo stesso
discorso vale nella relazione del padre con il figlio maggiore. Ancora una
volta è l’incontro della logica del tornaconto, con la libertà che sgorga
dall’amore. È l’amore del padre che è in un continuo movimento d’uscita per
abbracciare, accogliere, per aiutare il figlio maggiore a compiere il cammino
che conduce allo sguardo diverso, quello sguardo che sa cogliere l’essenza
delle cose, il valore di ogni persona, indipendentemente dai criteri materiali
che possono offuscare la qualità delle relazioni. All’indignazione del figlio
rafforzata dall’argomentazione meritoria, il padre risponde esprimendo quello
che in una relazione filiale rimane sotteso, vale a dire il suo amore
incondizionato che passa anche attraverso la condivisione dei beni.
Questo è il
Vangelo, la novità, il vino nuovo capace di rinnovare il mondo e le persone che
l’accolgono.
Amore e Libertà
RispondiEliminaÈ bello che ogni tanto c'è un Messaggero di Dio che ce lo ricorda...
Ricordiamocelo sempre quando ci troviamo di fronte ad un altro essere umano
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