L’AGNELLO DI DIO CHE TOGLIE IL PECCATO DEL
MONDO
Paolo
Cugini
Iniziamo
l’anno liturgico ripartendo da un punto, che è per eccellenza il punto di
partenza in assoluto del cammino spirituale: il deserto. Giovanni è la voce che
grida nel deserto. Il deserto è il non luogo, lo spazio del nulla. È importante
ripartire da qui, per sentire il nulla della nostra vita, per avere la
possibilità di capire che cosa stiamo mettendo dentro ad essa e cogliere che
cosa vale davvero la pena d’investire con le nostre forze. Nel deserto veniamo messi a contatto con la
nostra nudità, con la nostra identità di figli e figlie amati dal Padre, dove
ciò che conta non sono le cose che abbiamo o che facciamo. Nel deserto siamo
costretti ad ascoltare il nostro nulla. In questa situazione di vuoto assoluto
che cosa ci viene detto?
“Eco l’Agnello di Dio che toglie il peccato
del mondo”. Il primo dono che ci viene offerto nel deserto della nostra
vita, che ci chiama a deporre le nostre maschere e le nostre false identità, è
che siamo immersi in una situazione che non riusciamo a vincere da soli. Il
mondo, che è quella realtà nella quale noi viviamo e che è caratterizzata da
una forza invincibile di autoaffermazione è dominata dal peccato, cioè
dall’egoismo. Nel mondo avvolto dal peccato la condizione esistenziale è quella
dello schiavo e non della persona libera. C’è un’apparenza di libertà che il
mondo vuole venderci attraverso gli unici strumenti che possiede, che sono la
superficialità della vita istintiva, la forza persuasiva del piacere immediato,
ma che non lascia traccia di nulla, se non di una insoddisfazione che con il
tempo diventa percezione del nulla, conducendo l’esistenza verso il baratro del
non senso. Ebbene Giovanni Battista ci dice che d’ora innanzi non dobbiamo più
temere di rimanere schiavi, perché è arrivato in mezzo a noi ed è fra di noi colui
che può renderci liberi, perché capace di togliere lo strumento della
schiavitù. Come fa Gesù a liberarci dal peccato del mondo? In primo luogo lo
toglie dalla sua stessa umanità. È questo il cammino che Gesù ha percorso e che
siamo invitati a seguire. Non è stata, infatti, un’operazione esterna a noi,
dall’alto al baso, un insegnamento cattedratico. Al contrario, il peccato del
mondo è stato tolto prima di tutto da un’umanità come la nostra. Gesù è dunque
l’unico pezzetto di umanità come la nostra in cui il mondo non è riuscito ad
esercitare il suo fascino. Il mondo non è riuscito a sedurre Gesù perché nella
sua umanità c’era spazio solo per l’amore del Padre. È proprio questo che Gesù
ha manifestato durante la sua vita pubblica facendo della sua esistenza uno
sguardo continuo diretto al Padre. Possiamo tranquillamente dire che Gesù ha
guardato il mondo a partire da questo sguardo d’amore con il Padre. Ci ha amato
con quell’amore che riceveva dal Padre. Il mondo non ha trovato, così, nessun
varco, nessuna breccia nell’umanità di Gesù e, in questo modo, Il mondo è stato
sconfitto dall’amore di Gesù.
C’è un
altro insegnamento importante che troviamo nei versetti del Vangelo che abbiamo
ascoltato e che possono essere utili per il nostro cammino di fede di
quest’anno. Giovanni, infatti, dice per ben due volte che non conosceva colui
che sarebbe stato il nostro salvatore. È una affermazione allo stesso tempo
strana e curiosa, perché tutti sappiamo che Gesù era cugino di Giovanni e
quindi i due si conoscevano molto bene. Giovanni, però, ci dice in questi
versetti, non sapeva che suo cugino sarebbe stato il salvatore. L’ha scoperto
nel momento del battesimo. “Chi mi ha
inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: l’uomo sul quale vedrai scendere
e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo”. E poco prima
aveva detto: “Ho visto lo Spirito
scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui”. Che insegnamento
contiene una simile storia? Che cosa c’insegna Giovanni che può essere utile a
noi nel nostro cammino di fede? Credo che l’episodio narrato ci voglia
insegnare a vedere in alcune situazioni umane, in alcuni eventi storici, la
presenza misteriosa del signore. Togliendo tutte le interpretazioni posteriori,
che cos’è accaduto realmente quel giorno nel battesimo di Gesù? C’era un uomo
vicino al fiume Giordano e un altro dentro il fiume sul quale è sceso una
colomba. Giovanni ha visto in quella scena la presenza dello Spirito Santo.
Come ha fatto a vederla in quel modo, com'ha fatto ad interpretare quella
colomba come segno della presenza dello Spirito Santo? In virtù della sua
stessa esperienza spirituale personale. “Chi
mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto”. Senza una storia
personale con il Signore, senza un cammino profondo di fede non riusciremo mai
a vedere negli eventi storici la presenza misteriosa di Dio e saremo condannati
a vivere un’esistenza materiale, ed essere così facile preda dei desideri del
mondo e delle sue seduzioni.
L’ultimo
aspetto che vale la pena sottolineare di questa pagina del Vangelo e che ci
vale come un ulteriore insegnamento per il nostro cammino di fede, è che senza
una guida, senza qualcuno che c’insegni ad interpretare gli eventi della
storia, faremo fatica a riconoscere la presenza del Signore in mezzo a noi. È
stato Giovanni Battista, infatti, ad indicare ai discepoli che stava passando
l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo. Non è facile oggi
trovare una guida spirituale e questo per tanti motivi. Primo fra tutti è che
per essere una guida spirituale una persona dev’essere in un certo senso rapita
da Dio nel deserto, dev’essere passata attraverso quel cammino che ti conduce a
morire a te stesso, per fare spazio al Signore, al suo amore. Occorre pregare
molto e chiedere che il Signore ci faccia incontrare questo tipo di guida, un
tipo alla Giovanni Battista: rude, aggressivo e, allo stesso tempo, pieno
dell’amore di Dio.
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