Paolo Cugini
“Il
bambino dipende senza riserve, dall’esistenza della madre, come non accade in
nessun altro legame umano. Il volto della madre, per il bambino, è la prima
apparizione del mondo” (Massimo Recalcati, Le mani della madre).
Che cosa sono le Beatitudini di Gesù,
che cosa esprimono? Non rappresentano alcuna teoria, alcuna riflessone
filosofica. Sono invece, nient’altro che il frutto della riflessione di Gesù,
di quello che Lui aveva capito della vita. E da chi l’aveva capito? A me sembra
che le beatitudini, oltre ad esprimere i tratti fondamentali dell’umanità di
Gesù, quei tratti che poi lo Spirito Santo tenta di formare in coloro che si
rendono disponibili alla sua opera, esprimono quello che aveva assorbito dai
suoi genitori, da sua madre e da sua padre. Infatti, è stato il modo in cui è
cresciuto il grande prodigio, il modo in cui è stato amato la grande risorsa
della sua esistenza. Da dove ha preso Gesù tutta quella libertà se non dalla
fiducia che sua madre Maria aveva per Lui? E dov’ha preso Gesù tutta quella
forza e quella fermezza, che ha espresso tante volte nella vita adulta, se non
nella coscienza di essere stimato ed amato da Giuseppe? Potrebbe essere questo il prodigio: una madre
che crede fino in fondo nel suo figlio, un padre che dà fiducia senza riserve
al figlio. Genitori e figlio che agiscono secondo le leggi che Dio ha iscritto
in noi. Un bambino ha solo bisogno di suo padre, sua madre e della sua
famiglia. Il resto lo dirà il tempo. Le parole di un uomo dicono qualcosa della madre. I pensieri
di un uomo, rivelano il volto del padre.
La prodigiosa persona di Gesù
proviene non solamente dall’alto, ma dalla relazione di paternità e maternità. È
per come è stato educato che è venuto fuori così. È per come è stato amato che
ha potuto esprimere con libertà il suo pensiero. Sono la qualità delle
relazioni che viviamo nell’infanzia che ci umanizzano o disumanizzano. C’è un
DNA educativo che forma la personalità, plasma l’identità, lasciando dei segni
indelebili. Noi siamo il volto di nostra madre, siamo il cuore di nostro padre.
E allora nelle beatitudini Gesù
esprime ciò che h assimilato dalla sua famiglia. Chi era infatti, più
povero in spirito di suo padre e sua madre, di Giuseppe e Maria? I poveri di spirito nella tradizione biblica
che troviamo ad esempio in Isaia e Sofonia, sono coloro che hanno fatto della
loro vita un totale servizio al Signore, una totale donazione a Lui. Sono gli
anawim, i poveri di IHWH. Che cosa sono stati Maria e Giuseppe se non degli
anawim, dei poveri di IHWH, nel senso più vero del termine?
Dove ha trovato Gesù l’ispirazione
per definire beati i puri di cuore? Possiamo chiederci: ma chi ha avuto
nella storia dell’umanità il cuore più puro di Giuseppe? Per dirigersi a lui
Dio Padre non ha avuto bisogno di pensare a grandi strategie, ma gli è bastato
apparirgli in sogno.
Dove ha trovato, Gesù, la fame
e sete di giustizia, se no dalla condizione di povertà che viveva la
sua famiglia. Solo che sente sulla pelle i problemi, le ingiustizie causate dai
potenti di turno, può capire la realtà e sente il desiderio di cambiarla per
riportarla nell’orizzonte voluto dal Padre. Per questo, poi Gesù, chiama tra i
suoi discepoli non dei ricchi, collaboratori dell’impero del male, ma dei
poveri pescatori che sentivano sulla loro pelle le ingiustizie dei prepotenti
del mondo e che capivano che cosa voleva dire portare il peso di una
ingiustizia.
Come si fa, poi, a non essere dei miti con un
padre come Giuseppe, con una madre come Maria? Quante volte Gesù avrà visto suo
padre rispondere senza severità e durezza alle provocazioni dei prepotenti.
Quante volte avrà osservato tutta la delicatezza dei gesti e dei modi di sua
madre Maria? L’ambiente ci plasma, quello che assimiliamo nell’infanzia dalle
persone che ci circondano modellano la nostra umanità.
Beati noi, allora, se sapremo
anticipare le parole con dei gesti che le spiegano. Tutto diventerà più
semplice.
Ho "ripescato" questa tua meditazione dove trovo molta tenerezza e semplicità nel descrivere la potenza delle espressioni di Gesù nelle Beatitudini come frutto dell'educazione datagli dai suoi genitori attraverso il loro esempio.Un esempio umano e divino al tempo stesso
RispondiElimina