venerdì 28 marzo 2025

PREPARATE LE PAROLE

 



Preparate le parole da dire e tornate al Signore (Os 14,3). 

Preparare le parole significa un invito ad una riflessione che viene dopo una presa di coscienza di un cammino intrapreso che non è andato nella direzione giusta. Trovare le parole che possano esprimere sentimenti, stati d’animo di una situazione che ha complicato la vita, ma che, allo stesso tempo, si è trasformata in nuova possibilità. Preparare la Parole per raccontare non solo un cammino sbagliato, ma anche il proposito di cose nuove. 

Questo è uno dei significati profondi della richiesta di perdono: mentre ci rendiamo conto dell’errore commesso, allo stesso tempo abbiamo capito per dove avremmo dovuto andare. Nella richiesta di perdono, nella ricerca di parole di riconciliazione c’è la presa di coscienza di sapere finalmente dove andare, che strada percorrere, per quale cammino immettersi. È questo uno degli aspetti più affascinanti del cammino cristiano: non si è mai persi definitivamente, ma c’è sempre una possibilità. Per questo Gesù nel Vangelo ripeteva di perdonare sempre, che tradotto significa: non chiudiamo la strada a nessuno; non permettiamo che qualcuno si avvilisca a causa della durezza del nostro cuore. 

Nessuno è così marcio da non avere nel fondo del proprio intimo un barlume di luce per ripartire. Non chiudiamo con la durezza del nostro cuore la strada del ritorno a chi ci chiede scuda. E allora, prepariamo le parole da dire per tornare al Signore. 

giovedì 20 marzo 2025

PUO' DIO SCRUTARE LA MENTE E I CUORI?

 


Paolo Cugini


Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni (Ger 17,10). 

Questo versetto è strano. Indica un dio che controlla le coscienze delle persone e, questo, non è in linea con il Dio presentato da Gesù, che stimola la libertà e la coscienza personale. Oltre a ciò, è un versetto che rafforza la dottrina del merito di sapore veterotestamentario, dottrina agli antipodi della proposta di Gesù, che rivela la gratuità del Padre. Che cosa fare con versetti di questo tipo? È importante non perdere di vista la chiave di lettura evangelica: tutto della Bibbia deve essere riportato a Cristo e verificato alla luce del suo Vangelo. 

Un Dio che scruti i cuori è un dio che fa paura, che provoca cammini di ribellione per sfuggire dal suo sguardo punitivo. Non è un caso che queste parole siano pronunciate dal profeta Geremia, che spesso invoca Dio affinché distrugga i nemici, annienti coloro che sparlano contro di lui. Ben diverse le parole di Gesù che invita ad amare i nemici e a pregare per coloro che ci insultano. Ancora una volta: è il Vangelo il criterio per verificare la bontà di una Parola e capire se viene davvero da Dio o se proviene dal cuore umano. 

Del resto, è proprio questo tipo di lavoro ermeneutico che ci viene chiesto dal Concilio Vaticano II, nel documento Dei verbum al numero 12: Perciò, dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura, tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede.

martedì 18 marzo 2025

CERCATE LA GIUSTIZIA

 




Paolo Cugini


«Lavatevi, purificatevi,

allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.

Cessate di fare il male,

imparate a fare il bene,

cercate la giustizia,

soccorrete l'oppresso,

rendete giustizia all'orfano,

difendete la causa della vedova» (Is 1,16).

Quando penso ai profeti e alle loro parole di condanna, mi viene in mente questo passaggio durissimo di Isaia. C’è una presa di coscienza sottesa di un male che sta devastando il popolo e che sembra implacabile. Il male che si manifesta come ingiustizia verso i poveri, gli oppressi, gli orfani, le vedove. Quando si arriva a questo punto, vale a dire, a trattare male le fasce più bisognose della società, significa che il livello di malvagità è giunto al colmo: è ora di cambiare rotta. C’è qualcosa che ogni persona può fare contro il male. Isaia sollecita il popolo a cambiare rotta, a smettere di fare il male, di seguire il sentiero della giustizia, per porre azioni giuste. C’è la presa di coscienza di una volontà positiva che può essere realizzata. C’è qualcosa che tutti possiamo fare per interrompere il fiume di ingiustizia: è questo il senso del grido del profeta Isaia. C’è un tempo in cui l’ingiustizia è così pesante da rendere la vita dei poveri e degli oppressi insopportabile. Ingiustizia che si tocca con mano nelle situazioni di vita quotidiane. Ebbene, ci vuole qualcuno che sappia gridare lo scandalo di un’ingiustizia divenuta pane amaro quotidiano, che tolga il velo dell’ipocrisia e dell’impostura, che svegli i l popolo dal torpore e che indichi il cammino di una presa di posizione netta. Questa volontà di cambiare, di togliere il peso dell’ingiustizia sui poveri è alla portata di tutti. Per questo, nella seconda parte dell’invettiva, Isaia invita al dialogo, 

Su, venite e discutiamo

- dice il Signore.

Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,

diventeranno bianchi come neve.

Se fossero rossi come porpora,

diventeranno come lana (Is 1,19).

Ci deve essere un tempo per dialogare, soprattutto in quei momenti in cui il clima sociale è divenuto troppo pesante, insostenibile. È interessante notare che, per Isaia, il peccato di cui si è macchiato il popolo, coincide con l’ingiustizia e, questa, è determinata dalla relazione con i poveri. Peccato è trattare male i poveri e può essere perdonato nel momento in cui si inverte la rotta, se si cominciano a porre dei cammini di giustizia nella vita della comunità. Cercare la giustizia, ci dice Isaia, significa soccorrere i poveri, difendere la causa della vedova, rendere giustizia all’orfano. È questo il cammino da compiere. 


lunedì 3 marzo 2025

UNA SOLA COSA TI MANCA




 Paolo Cugini


«Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!» (Mc10).

 Nella logica del Regno inaugurata da Gesù ciò che importa non è l’osservanza della pratica, del precetto, o la partecipazione ai riti, ma la condivisione con i fratelli e le sorelle. La verità della relazione con Dio la si vede nel modo in cui viviamo la relazione con coloro che incontriamo sul nostro cammino, ma soprattutto con i più poveri, gli esclusi. La domanda del Vangelo di oggi è: fino a che punto siamo disposti a condividere ciò che abbiamo con coloro che non hanno nulla? La logica del vangelo è contrari alla teoria dell’accumulo individuale, perché distrugge la logica del Regno che è la condivisione, la possibilità che è data ad ogni persona di poter usufruire dei beni. 

Tutto dev’essere fatto per vivere la logica dell’uguaglianza. Vieni e seguimi: è possibile seguire il Signore sulle strade del Vangelo solamente se si è disposti a condividere e ad uscire dalla logica egoistica del pensare solo a se stessi.