mercoledì 25 settembre 2024

LA BELLEZZA CHE SALVA

 




 

Paolo Cugini

 

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi (Lc 9,1).

Come punto di partenza, c’è un giudizio negativo sul mondo, la società degli uomini e delle donne. C’è la lettura di un mondo avvolto dal male e malato e, per questo, Gesù dà potere ai dodici sui demoni e di guarire. C’è, dunque nel Vangelo, una visione antropologica negativa, che motiva l’azione redentrice di Cristo. C’è un mondo indemoniato che dev’essere esorcizzato e il Vangelo non passa e non penetra in un mondo in preda al demonio, che annichila l’essere umano e lo rende schiavo di se stesso. Discepolo, discepola, allora, è colui e colei che entra in un cammino di liberazione dal male, dalle forze del male, da tutto ciò che ferisce la dignità umana e la abbruttisce. Gesù è venuto mostrando la bellezza dell’essere figli di Dio, della libertà dei figli, che vivono senza sotterfugi, senza voler ingannare il prossimo, ma nella trasparenza e nell’autenticità.

Gesù ha mostrato la bellezza della vita, che attrae tutti coloro che sono in cammino verso l’autenticità e si rendono conto che da soli non riescono a scrollarsi di dosso la forza del male che devasta l’umanità, imbruttisce l’essere umano, lo schiavizza.

È la bellezza di Gesù che salverà il modo.

 

martedì 24 settembre 2024

MIA MADRE E MIEI FRATELLI

 




Paolo Cugini

 

Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica (Lc 8,21).

La sequela a Gesù conduce verso una nuova umanità, a nuove relazioni. C’è un passaggio significativo che la sequela produce in coloro che vivono ciò che ascoltano: una nuova famiglia. È questo che Gesù sperimenta nella relazione con i suoi discepoli e discepole e che indica anche per coloro che, in ogni tempo e in ogni epoca si mettono in cammino ascoltando la sua Parola. È questo un dato molto significativo, perché rivela la verità comunitaria della sequela a Gesù, che inizia in una relazione personale, per entrare in una nuova umanità, all’interno di dinamismi relazionali non determinati dal sangue o dalla razza, ma dalle modalità che sorgono dal vivere la Parola di Gesù.

Questo dovrebbe essere il senso di una comunità cristiana, vale a dire, il segno nel mondo di una possibilità nuova di vivere le relazioni umane, non più segnate da determinismi di sangue, ma fondate sulla relazione con la parola di Gesù. Si tratta, dunque, di un cammino di uscita da un modo naturale di vivere le relazioni umane, per uno entrare all’interno di uno stile nuovo, tutto da scoprire e da sperimentare.

 

lunedì 23 settembre 2024

VITA COME LAMPADA

 


Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. (Lc 8,16).

A che lampada si riferisce Gesù? Probabilmente alla lampada della Parola di Dio e il riferimento sono le parole del salmo che dice: Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino (Sal 118,105). Gesù sta dicendo alla folla che, quando accendiamo con la lampada della Parola di Dio la nostra vita, non può essere nascosta, perché brilla, fa luce con un’intensità tanto grande da non passare inosservata. Per questo, diventa importante a come ascoltiamo la Parola, alla sua comprensione, Per non rischiare di ascoltare una Parola che poi rimane lettera morta, nel senso che non produce nessuna scelta. Illumina, infatti, quella Parola che, ascoltata in profondità, genera un livello di comprensione tale da modificare i criteri abituali di scelta, inserendone nuovi.

 È a questo livello che le nostre azioni umane assumono un significato tale da brillare, da fare luce, nel senso che diventa visibile una provenienza non umana dei criteri adottati. Fate attenzione, dunque, a come ascoltate (Lc 8,18): il segreto della vita spirituale sembra essere tutto qua, vale a dire, lo spostamento di accento che conduce la persona dalla pratica religiosa attenta alla forma, alla quantità di riti, all’attenzione alla qualità della relazione con il Mistero, che esige una concentrazione, una libertà interiore tale da permettere alla Parola d’incontrare spazio per poter generare qualcosa di nuovo con noi e attraverso di noi.