Paolo
Cugini
In quel tempo, Gesù
convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le
malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi (Lc
9,1).
Come
punto di partenza, c’è un giudizio negativo sul mondo, la società degli uomini
e delle donne. C’è la lettura di un mondo avvolto dal male e malato e, per questo,
Gesù dà potere ai dodici sui demoni e di guarire. C’è, dunque nel Vangelo, una
visione antropologica negativa, che motiva l’azione redentrice di Cristo. C’è
un mondo indemoniato che dev’essere esorcizzato e il Vangelo non passa e non
penetra in un mondo in preda al demonio, che annichila l’essere umano e lo
rende schiavo di se stesso. Discepolo, discepola, allora, è colui e colei che
entra in un cammino di liberazione dal male, dalle forze del male, da tutto ciò
che ferisce la dignità umana e la abbruttisce. Gesù è venuto mostrando la
bellezza dell’essere figli di Dio, della libertà dei figli, che vivono senza sotterfugi,
senza voler ingannare il prossimo, ma nella trasparenza e nell’autenticità.
Gesù
ha mostrato la bellezza della vita, che attrae tutti coloro che sono in cammino
verso l’autenticità e si rendono conto che da soli non riescono a scrollarsi di
dosso la forza del male che devasta l’umanità, imbruttisce l’essere umano, lo
schiavizza.
È
la bellezza di Gesù che salverà il modo.