lunedì 1 dicembre 2025

La potenza della Parola che esce dal Mistero

 



Paolo Cugini

 

Ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito (Mt 8,7).

Nel cuore dell’esperienza spirituale cristiana risuona una certezza: la Parola che esce dal Mistero non è semplice suono, ma potenza creatrice, luce che squarcia le tenebre dell’interiorità. In ogni tempo, la Parola di Dio non si offre come una dottrina astratta, ma come una forza viva capace di trasformare storie, di generare vita là dove regnava lo smarrimento. Questa Parola, pronunciata dal Mistero che si rivela, custodisce una luce profonda, capace di penetrare anche le zone d’ombra dell’anima e di illuminare il cammino di chi la cerca con cuore sincero. Eppure, come accade spesso nella storia della fede, non tutti riescono a percepire la Parola nella sua autenticità e nella sua potenza. La luce che scaturisce dal Mistero non acceca, non impone, ma si offre nella discrezione e nel rispetto della libertà umana. Chi rimane chiuso nel rumore del mondo, chi si lascia travolgere dalle inquietudini superficiali, fatica a cogliere lo splendore silenzioso della Parola. La difficoltà di percepirla nasce da quella cecità interiore che è la conseguenza di una vita vissuta senza ascolto, senza attenzione, senza apertura fiduciosa al Mistero.

Il Mistero però non abbandona l’umanità al proprio destino: si fa vicino, si incarna nella fragilità della carne, si offre nella Parola fatta uomo. In Gesù, il Mistero assume forma visibile, si lascia toccare, ascoltare, contemplare. Ma questa vicinanza non elimina la differenza: la Parola incarnata resta sempre un segno che rimanda oltre, una realtà che trasfigura il quotidiano e invita all’incontro con quella profondità che nessun discorso umano può esaurire. In Gesù, la Parola diventa presenza viva: eppure, solo chi accetta la fatica della ricerca, la tensione verso la luce, può davvero riconoscerla.

Il Vangelo di Matteo ci offre una pagina luminosa, in cui la potenza della Parola si manifesta in modo straordinario attraverso l’incontro tra Gesù e il Centurione. Costui, pagano e straniero, si rivolge a Gesù con una fiducia che sorprende: “Di’ solo una parola e il mio servo sarà guarito.” Il Centurione coglie il mistero della Parola che guarisce, che opera oltre lo spazio e il tempo, che non ha bisogno di gesti clamorosi, ma di un cuore che si apre con umiltà e fede. In questa scena, la fede autentica nasce dalla capacità di riconoscere la potenza della Parola, di affidarsi a una luce che supera ogni ragione, ogni abitudine, ogni barriera culturale. Così il Centurione diventa esempio di quel desiderio che spinge a vedere la luce, di quella fame di autenticità che permette di accogliere il Mistero nella concretezza della vita.

La ricerca della luce interiore è il cammino di chi non si accontenta delle apparenze, ma vuole andare al cuore delle cose, al centro caldo dove la Parola si svela come fonte di vita. Il desiderio sincero, la sete di verità, la disponibilità a lasciarsi mettere in discussione, sono le condizioni che permettono di percepire la potenza della Parola. “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete”: la promessa evangelica riguarda proprio il movimento profondo di chi lascia parlare il Mistero, di chi si dispone ad essere illuminato dall’interno, come una lampada che arde anche nelle notti più buie.

Ma la Parola non resta mai sola: per essere vera, deve incarnarsi nei gesti, deve diventare azione, deve manifestarsi nella concretezza quotidiana. Gesù non si limita a parlare: le sue parole trovano conferma nei gesti di misericordia, di guarigione, di accoglienza. È nei suoi gesti che la Parola si fa carne, si rende autentica, si mostra come luce capace di illuminare ogni situazione umana. “A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto”: la responsabilità di accogliere la Parola esige di lasciarla trasformare la vita, di diventare testimoni di quella luce che rischiara il mondo. Riconoscere la Parola che illumina il mondo non è un privilegio per pochi, ma una possibilità offerta a chiunque si disponga con cuore umile e sincero. Occorre accogliere il Mistero, lasciarsi “ferire” dalla sua presenza, coltivare la luce interiore che permette di discernere l’autenticità della Parola. Solo chi cerca la verità con perseveranza, chi si lascia guidare dalla “luce piccola” che cresce giorno dopo giorno, può davvero vedere il mondo trasfigurato dalla potenza della Parola.