Paolo Cugini
Ma di’ soltanto una
parola e il mio servo sarà guarito (Mt 8,7).
Nel
cuore dell’esperienza spirituale cristiana risuona una certezza: la Parola che
esce dal Mistero non è semplice suono, ma potenza creatrice, luce che squarcia
le tenebre dell’interiorità. In ogni tempo, la Parola di Dio non si offre come
una dottrina astratta, ma come una forza viva capace di trasformare storie, di
generare vita là dove regnava lo smarrimento. Questa Parola, pronunciata dal
Mistero che si rivela, custodisce una luce profonda, capace di penetrare anche
le zone d’ombra dell’anima e di illuminare il cammino di chi la cerca con cuore
sincero. Eppure, come accade spesso nella storia della fede, non tutti riescono
a percepire la Parola nella sua autenticità e nella sua potenza. La luce che
scaturisce dal Mistero non acceca, non impone, ma si offre nella discrezione e
nel rispetto della libertà umana. Chi rimane chiuso nel rumore del mondo, chi
si lascia travolgere dalle inquietudini superficiali, fatica a cogliere lo
splendore silenzioso della Parola. La difficoltà di percepirla nasce da quella cecità
interiore che è la conseguenza di una vita vissuta senza ascolto, senza
attenzione, senza apertura fiduciosa al Mistero.
Il
Mistero però non abbandona l’umanità al proprio destino: si fa vicino, si
incarna nella fragilità della carne, si offre nella Parola fatta uomo. In Gesù,
il Mistero assume forma visibile, si lascia toccare, ascoltare, contemplare. Ma
questa vicinanza non elimina la differenza: la Parola incarnata resta sempre un
segno che rimanda oltre, una realtà che trasfigura il quotidiano e invita
all’incontro con quella profondità che nessun discorso umano può esaurire. In
Gesù, la Parola diventa presenza viva: eppure, solo chi accetta la fatica della
ricerca, la tensione verso la luce, può davvero riconoscerla.
Il
Vangelo di Matteo ci offre una pagina luminosa, in cui la potenza della Parola
si manifesta in modo straordinario attraverso l’incontro tra Gesù e il
Centurione. Costui, pagano e straniero, si rivolge a Gesù con una fiducia che
sorprende: “Di’ solo una parola e il mio servo sarà guarito.” Il Centurione
coglie il mistero della Parola che guarisce, che opera oltre lo spazio e il
tempo, che non ha bisogno di gesti clamorosi, ma di un cuore che si apre con
umiltà e fede. In questa scena, la fede autentica nasce dalla capacità di
riconoscere la potenza della Parola, di affidarsi a una luce che supera ogni
ragione, ogni abitudine, ogni barriera culturale. Così il Centurione diventa
esempio di quel desiderio che spinge a vedere la luce, di quella fame di autenticità
che permette di accogliere il Mistero nella concretezza della vita.
La
ricerca della luce interiore è il cammino di chi non si accontenta delle
apparenze, ma vuole andare al cuore delle cose, al centro caldo dove la Parola
si svela come fonte di vita. Il desiderio sincero, la sete di verità, la
disponibilità a lasciarsi mettere in discussione, sono le condizioni che
permettono di percepire la potenza della Parola. “Chiedete e vi sarà dato,
cercate e troverete”: la promessa evangelica riguarda proprio il movimento
profondo di chi lascia parlare il Mistero, di chi si dispone ad essere
illuminato dall’interno, come una lampada che arde anche nelle notti più buie.
Ma
la Parola non resta mai sola: per essere vera, deve incarnarsi nei gesti, deve
diventare azione, deve manifestarsi nella concretezza quotidiana. Gesù non si
limita a parlare: le sue parole trovano conferma nei gesti di misericordia, di
guarigione, di accoglienza. È nei suoi gesti che la Parola si fa carne, si
rende autentica, si mostra come luce capace di illuminare ogni situazione
umana. “A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto”: la responsabilità di
accogliere la Parola esige di lasciarla trasformare la vita, di diventare
testimoni di quella luce che rischiara il mondo. Riconoscere la Parola che
illumina il mondo non è un privilegio per pochi, ma una possibilità offerta a
chiunque si disponga con cuore umile e sincero. Occorre accogliere il Mistero,
lasciarsi “ferire” dalla sua presenza, coltivare la luce interiore che permette
di discernere l’autenticità della Parola. Solo chi cerca la verità con
perseveranza, chi si lascia guidare dalla “luce piccola” che cresce giorno dopo
giorno, può davvero vedere il mondo trasfigurato dalla potenza della Parola.