giovedì 9 luglio 2015

TENTAZIONI




PRIMA DI QUARESIMA/C
(Dt 26, 4-10; Sal 91; Rom 10,8-13; Lc 4,1-13)

Paolo Cugini


1. É significativo iniziare la quaresima con il Vangelo che ci mette dinnanzi, con un realismo spaventoso, la nostra condizione umana che è una condizione di debolezza. Che cosa, infatti, significa questa pagina del Vangelo se non il fatto che siamo vulnerabili e cioè, che esiste qualcosa che ci può fare cadere, deviare dal cammino intrapreso? É duro accettare questo dato, soprattutto in un contesto culturale che ci spinge a nascondere la nostra debolezza e mostrare sempre il lato sicuro, forte di  noi stessi. Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato prende la nostra maschera, anzi le nostre numerose maschere che con il tempo abbiamo costruito a partire delle situazioni in cui viviamo e le butta per terra. Specchiarci in questo Vangelo significa, allora, scoprire la nostra nudità, chi siamo realmente al di là delle maschere. Accettare di guardarci così come siamo é forse il primo passo affinché questa quaresima possa davvero produrre frutti di conversione nella nostra vita. Avere il coraggio di lasciarci guardare in faccia dal Signore, correndo il rischio di provare un pó di vergogna, di arrossire davanti al santo di Dio, che mette a nudo il nostro peccato: è questo uno dei significati del cammino di quaresima che la Chiesa intende farci percorrere.

2. Che cosa rivela questo testo di tanto forte per la nostra vita? In parte lo abbiamo già sottolineato: ci dice che siamo fragili e che c’è qualcosa che può minacciare la nostra forza, la nostra identità, il nostro cammino. Che cos’è che ci minaccia?
Non di solo pane vive l’uomo” (Lc 4,4).
É un versetto che abbiamo ascoltato tante volte ma, come tanti altri versetti della Bibbia, non finisce mai di stupirci. La prima minaccia che può distruggere la nostra esistenza viene dal nostro modo di considerare i valori quali la famiglia, il lavoro, i figli quei valori cioè ai quali dedichiamo tutta la nostra esistenza. Gesù ci insegna che l’uomo non può vivere solamente di questo e cioè che la famiglia, il lavoro i figli non sono il fine ultimo. Non possiamo identificare la nostra esistenza con qualcosa che non la può abbracciare completamente. Solo Dio è il fine ultimo e il senso del nostro cammino ed è a Lui che dobbiamo abituarci a rivolgere in ogni momento della nostra esistenza, per capire se ciò che stiamo vivendo rientra nei suoi piani. Il rischio è lo sfinimento, lo svuotamento di senso e, di conseguenza, la frustrazione. Quante volte ho incontrato in questi brevi anni di ministero, persone adulte totalmente avvolte dalla tristezza a causa di una decisione presa da un proprio figlio, decisione differente dai propri piani, dal proprio “pane”.
 Riuscire a vedere la nostra vita, con tutto ciò che c’è dentro, alla luce della Parola di Dio, del cammino che il Signore desidera che realizziamo nella comunità: è anche questo il senso della quaresima.

3. “ La Scrittura dice: ‘Adorerai il Signore Dio tuo e solo Lui servirai” (Lc 4,8).
La seconda minaccia alla nostra fede viene dalla tentazione della scorciatoia. Nella nostra vita, infatti, in modi e tempi diversi, si presentano occasioni che in apparenza sembrano fantastiche, proprio al nostro caso, ma che nascondono qualcosa di losco. Ci accorgiamo, infatti, che per accettare la proposta dobbiamo tradire qualcosa che sino ad allora ci sembrava fondamentale, indiscutibile.  Il versetto ci chiede, allora, di dichiarare apertamente, quante volte abbiamo tradito Dio e noi stessi, per qualcosa che non ne valeva la pena, ma che, sul momento, abbiamo ritenuto che potesse risolvere i nostri problemi. Tutte le volte che abbiamo accettato situazioni ambigue siamo venuti meno alla fede nel Signore. Difatti Lui è l’unico, è il Signore della vita e quello che ci chiede è di credere in Lui e quindi di sperare il momento del suo passaggio senza voler affrettare a tutti i costi la soluzione dei problemi. Questo versetto, nel contesto sociale in cui vivo, ne lascia in piedi pochi. La stragrande maggioranza delle persone, infatti, nelle settimane che precedono le elezioni politiche per decidere il sindaco e gli assessori del comune, si vendono per una manciata di soldi o per qualche oggetto di poco valore. E così, per due sodi, vendono la loro possibilità di ribellarsi al sistema corrotto, che si riproduce con la corruzione dei poveri.
Servire solamente al Signore: è la seconda domanda che il Vangelo ci dirige oggi. A quali signori abbiamo servito o stiamo servendo in cambio di sogni illusori?

4.La Scrittura dice: non tenterai il Signore tuo Dio” (Lc 4, 12).
La terza minaccia alla nostra umanità debole è la tentazione di fare da soli e di usare Dio conforme le nostre esigenze. Prendere Dio, la sua Parola, la sua Chiesa e usarla per i propri fini, anzi esigere che risolva i nostri problemi: è questa la terza tentazione che minaccia la nostra esistenza,la nostra fede. Si tratta, cioè di rovesciare il vero rapporto con il Signore. Invece di essere noi ad obbedire alla Parola di Dio, esigiamo da Lui che obbedisca ai nostri capricci. Il bello, anzi il brutto, è che tutte le volte che non siamo esauditi, ci arrabbiamo contro Dio e contro la Chiesa.
Non tentare il Signore Dio nostro, significa non volere portarlo dalla nostra parte a tutti i costi, non volerlo mettere sul nostro comodino a portata di mano per poterlo usare quando vogliamo, per giustificare le nostre idee, le nostre prese di posizioni. Questo vale per tutti ma,in modo speciale, per i tipi radicali, per coloro che credono di avere capito tutto del Vangelo. Ci vuole molta umiltà,molta pazienza, molta abitudine all’ascolto silenzioso: forse è in questo modo che la Parola si rivela mostrandoci il cammino da seguire. Ed è forse in questo modo che capiremo sulla pelle che il Vangelo non è molto comodo e non ci sta molto bene sul nostro comodino: ci fa stare troppo male.

5. La quaresima ci dovrebbe aiutare ad apprendere dalla storia, dalla nostra storia personale, dalle nostre vittorie e dai nostri errori. Ascolteremo, in questo tempo liturgico, ripetuto diverse volte e in differenti circostanze che Israele è un popolo dalla testa dura: cade sempre negli stessi errori. Il tempo di quaresima che è iniziato questa settimana, dovrebbe aiutarci a diventare un pò più attenti, un pò più saggi, capaci di apprendere dalla nostra stessa storia personale, quella storia nella quale Dio sta desiderando di scrivere le sue sante parole. Solo in questo modo potremo apprendere a non cadere nelle tentazioni. Rimanendo con lo sguardo fisso su Gesù, tentando di stare in questa quaresima in silenzioso ascolto della Parola: può darsi che in questo modo avremo qualche possibilità in più di non cadere nelle nostre quotidiane tentazioni di farci i fatti nostri alla faccia di Dio,  del Vangelo e di tutti coloro che sono vittime del nostro egoismo.

Se quiser, durma com um barulho desse!





2 commenti:

  1. La prima lettura ci ricorda che i nostri padri erano aramei erranti...la quaresima ci aiuti davvero a riscoprirci come erranti, cioè persone che al tenpo stesso errano in quanto camminatori ed errano in quanto sbagliano...occorre camminare per sbagliare, chi non cammina non rischia, ma resta fermo. La quaresima è tempo di cammino e cadute, di riflessione sulle nostre cadute e fragilità...ma noi questo siamo...la nostra presunzione ci porta a definire, a segnalare corsie di sorpasso e alta velocità. Ma vi ricordate di Pollicino che sbriciolava il pane per ritrovare la strada di casa? Lasciare briciole di pane per gli altri lungo il nostro cammino quaresimale staccandole da pane della nostra tronfia arroganza...un modo diverso per arrivare a Pasqua

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  2. Se il Padre ha permesso che il Suo stesso Figlio venisse tentato da satana - resistendogli -, non possiamo ritenere, come anche qualche sacerdote sostiene, che il diavolo non esista o che l’inferno sia vuoto. Non sono buoni e zelanti pastori quelli che nascondono queste verità di fede al loro “gregge”‼️
    Signore, non lasciare che soccombiamo nella tentazione! Sostienici nell’ora della prova...
    e se cadiamo, aiutaci
    a rialzarci ���� ‼️

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