PRIMA DI QUARESIMA/C
(Dt 26, 4-10; Sal 91; Rom 10,8-13; Lc 4,1-13)
Paolo Cugini
1. É significativo iniziare la quaresima con il Vangelo che ci mette
dinnanzi, con un realismo spaventoso, la nostra condizione umana che è una
condizione di debolezza. Che cosa, infatti, significa questa pagina del Vangelo
se non il fatto che siamo vulnerabili e cioè, che esiste qualcosa che ci può fare cadere, deviare dal cammino intrapreso? É duro accettare questo dato,
soprattutto in un contesto culturale che ci spinge a nascondere la nostra
debolezza e mostrare sempre il lato sicuro, forte di noi stessi. Il Vangelo che abbiamo appena
ascoltato prende la nostra maschera, anzi le nostre numerose maschere che con
il tempo abbiamo costruito a partire delle situazioni in cui viviamo e le butta
per terra. Specchiarci in questo Vangelo significa, allora, scoprire la nostra
nudità, chi siamo realmente al di là delle maschere. Accettare di guardarci
così come siamo é forse il primo passo affinché questa quaresima possa davvero
produrre frutti di conversione nella nostra vita. Avere il coraggio di
lasciarci guardare in faccia dal Signore, correndo il rischio di provare un pó
di vergogna, di arrossire davanti al santo di Dio, che mette a nudo il nostro
peccato: è questo uno dei significati del cammino di quaresima che la Chiesa intende farci
percorrere.
2. Che cosa rivela questo testo di tanto forte per la nostra vita? In parte
lo abbiamo già sottolineato: ci dice che siamo fragili e che c’è qualcosa che
può minacciare la nostra forza, la nostra identità, il nostro cammino. Che
cos’è che ci minaccia?
“Non di solo pane vive l’uomo” (Lc
4,4).
É un versetto che abbiamo ascoltato tante volte ma, come tanti altri
versetti della Bibbia, non finisce mai di stupirci. La prima minaccia che può distruggere la nostra esistenza viene dal nostro modo di considerare i valori
quali la famiglia, il lavoro, i figli quei valori cioè ai quali dedichiamo
tutta la nostra esistenza. Gesù ci insegna che l’uomo non può vivere solamente di
questo e cioè che la famiglia, il lavoro i figli non sono il fine ultimo. Non
possiamo identificare la nostra esistenza con qualcosa che non la può abbracciare completamente. Solo Dio è il fine ultimo e il senso del nostro
cammino ed è a Lui che dobbiamo abituarci a rivolgere in ogni momento della
nostra esistenza, per capire se ciò che stiamo vivendo rientra nei suoi piani.
Il rischio è lo sfinimento, lo svuotamento di senso e, di conseguenza, la frustrazione. Quante volte ho incontrato in questi brevi anni di ministero,
persone adulte totalmente avvolte dalla tristezza a causa di una decisione
presa da un proprio figlio, decisione differente dai propri piani, dal proprio
“pane”.
Riuscire a vedere la nostra vita,
con tutto ciò che c’è dentro, alla luce della Parola di Dio, del cammino che il
Signore desidera che realizziamo nella comunità: è anche questo il senso della
quaresima.
3. “ La Scrittura dice: ‘Adorerai il
Signore Dio tuo e solo Lui servirai” (Lc 4,8).
La seconda minaccia alla nostra fede viene dalla tentazione della
scorciatoia. Nella nostra vita, infatti, in modi e tempi diversi, si presentano
occasioni che in apparenza sembrano fantastiche, proprio al nostro caso, ma che
nascondono qualcosa di losco. Ci accorgiamo, infatti, che per accettare la
proposta dobbiamo tradire qualcosa che sino ad allora ci sembrava fondamentale,
indiscutibile. Il versetto ci chiede,
allora, di dichiarare apertamente, quante volte abbiamo tradito Dio e noi
stessi, per qualcosa che non ne valeva la pena, ma che, sul momento, abbiamo
ritenuto che potesse risolvere i nostri problemi. Tutte le volte che abbiamo
accettato situazioni ambigue siamo venuti meno alla fede nel Signore. Difatti
Lui è l’unico, è il Signore della vita e quello che ci chiede è di credere in
Lui e quindi di sperare il momento del suo passaggio senza voler affrettare a
tutti i costi la soluzione dei problemi. Questo versetto, nel contesto sociale
in cui vivo, ne lascia in piedi pochi. La stragrande maggioranza delle persone,
infatti, nelle settimane che precedono le elezioni politiche per decidere il
sindaco e gli assessori del comune, si vendono per una manciata di soldi o per
qualche oggetto di poco valore. E così, per due sodi, vendono la loro
possibilità di ribellarsi al sistema corrotto, che si riproduce con la
corruzione dei poveri.
Servire solamente al Signore: è la seconda domanda che il Vangelo ci dirige
oggi. A quali signori abbiamo servito o stiamo servendo in cambio di sogni
illusori?
4. “ La Scrittura dice: non tenterai il
Signore tuo Dio” (Lc 4, 12).
La terza minaccia alla nostra umanità debole è la tentazione di fare da
soli e di usare Dio conforme le nostre esigenze. Prendere Dio, la sua Parola,
la sua Chiesa e usarla per i propri fini, anzi esigere che risolva i nostri
problemi: è questa la terza tentazione che minaccia la nostra esistenza,la
nostra fede. Si tratta, cioè di rovesciare il vero rapporto con il Signore.
Invece di essere noi ad obbedire alla Parola di Dio, esigiamo da Lui che
obbedisca ai nostri capricci. Il bello, anzi il brutto, è che tutte le volte
che non siamo esauditi, ci arrabbiamo contro Dio e contro la Chiesa.
Non tentare il Signore Dio nostro, significa non volere portarlo dalla
nostra parte a tutti i costi, non volerlo mettere sul nostro comodino a portata
di mano per poterlo usare quando vogliamo, per giustificare le nostre idee, le
nostre prese di posizioni. Questo vale per tutti ma,in modo speciale, per i
tipi radicali, per coloro che credono di avere capito tutto del Vangelo. Ci
vuole molta umiltà,molta pazienza, molta abitudine all’ascolto silenzioso:
forse è in questo modo che la
Parola si rivela mostrandoci il cammino da seguire. Ed è forse in questo modo che capiremo sulla pelle che il Vangelo non è molto comodo
e non ci sta molto bene sul nostro comodino: ci fa stare troppo male.
5. La quaresima ci dovrebbe aiutare ad apprendere dalla storia, dalla nostra
storia personale, dalle nostre vittorie e dai nostri errori. Ascolteremo, in
questo tempo liturgico, ripetuto diverse volte e in differenti circostanze che
Israele è un popolo dalla testa dura: cade sempre negli stessi errori. Il tempo
di quaresima che è iniziato questa settimana, dovrebbe aiutarci a diventare un
pò più attenti, un pò più saggi, capaci di apprendere dalla nostra stessa
storia personale, quella storia nella quale Dio sta desiderando di scrivere le
sue sante parole. Solo in questo modo potremo apprendere a non cadere nelle
tentazioni. Rimanendo con lo sguardo fisso su Gesù, tentando di stare in questa
quaresima in silenzioso ascolto della Parola: può darsi che in questo modo
avremo qualche possibilità in più di non cadere nelle nostre quotidiane
tentazioni di farci i fatti nostri alla faccia di Dio, del Vangelo e di tutti coloro che sono
vittime del nostro egoismo.
Se quiser,
durma com um barulho desse!
La prima lettura ci ricorda che i nostri padri erano aramei erranti...la quaresima ci aiuti davvero a riscoprirci come erranti, cioè persone che al tenpo stesso errano in quanto camminatori ed errano in quanto sbagliano...occorre camminare per sbagliare, chi non cammina non rischia, ma resta fermo. La quaresima è tempo di cammino e cadute, di riflessione sulle nostre cadute e fragilità...ma noi questo siamo...la nostra presunzione ci porta a definire, a segnalare corsie di sorpasso e alta velocità. Ma vi ricordate di Pollicino che sbriciolava il pane per ritrovare la strada di casa? Lasciare briciole di pane per gli altri lungo il nostro cammino quaresimale staccandole da pane della nostra tronfia arroganza...un modo diverso per arrivare a Pasqua
RispondiEliminaSe il Padre ha permesso che il Suo stesso Figlio venisse tentato da satana - resistendogli -, non possiamo ritenere, come anche qualche sacerdote sostiene, che il diavolo non esista o che l’inferno sia vuoto. Non sono buoni e zelanti pastori quelli che nascondono queste verità di fede al loro “gregge”‼️
RispondiEliminaSignore, non lasciare che soccombiamo nella tentazione! Sostienici nell’ora della prova...
e se cadiamo, aiutaci
a rialzarci ���� ‼️