Paolo Cugini
Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti
custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti
fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la
vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà
(Sir 15,16-21.
È l’esperienza
di chi ha fatto della propria vita una ricerca della volontà di Dio che,
vedendo i frutti di questo cammino, lo può comunicare agli altri con fiducia. È
questo il messaggio che ci arriva oggi dal libro del Siracide, che fa da
introduzione alla lunga pagine del Vangelo. È un messaggio importante perché è
un duplice appello alla nostra volontà e alla nostra libertà. Essere liberi
significa volere liberare il campo della nostra vita da ciò che oscura la
volontà di Dio. È un impegno e, allo steso tempo, l’indicazione di possibilità
di una vita differente, di una vita autentica. Ascoltiamo alcuni passaggi del
Vangelo.
Non
crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad
abolire, ma a dare pieno compimento (Mt 5,17).
.
Che
cosa vuole dire che Gesù è venuto a dare pieno compimento? Mentre leggo questo
brano così forte e radicale mi viene in mente l’episodio di Gesù dodicenne a
Gerusalemme a discutere con i saggi d’Israele. Penso alla sua delusione
ascoltando ai giri di parole di questi saggi, o presunti tali, per tentare di
giustificare i motivi della scarsa presa della Parola sulla vita della gente. Perché
una Parola così chiara, non riusciva a formare una società nuova, modellata
sull’amore e la giustizia? Un ragazzo come Lui, ascoltando, leggendo i testi
della Legge, i testi dei profeti, si era accorto che c’era qualcosa che
toccava, che c’era qualcosa che non funzionava. Gesù si era accorto che tra le
parole ascoltate nella sinagoga e la pratica di coloro che le pronunciavano,
che avrebbero dovuto esprimere con la loro vita, c’era troppo distanza, c’era
un abisso. Gesù, giovane ragazzo della Galilea, aveva capito che c’era qualcosa
che toccava, che puzzava d’inganno. E allora, tra le due cose, una: o la Parola
di Dio era sbagliata, oppure erano sbagliati gli uomini che le pronunciavano,
ma non le vivevano. È stata l’attenzione a questi due estremi, la teoria e la
pratica, le parole e la vita, che hanno condotto Gesù, questo ragazzo della
Galilea, così diverso dagli altri, così profondo, così intelligente -dove
l’intelligenza in lui si capisce che non è un voto a scuola, che non è una
qualità innata, ma una pratica, un’attenzione che si risolve in un gesto
concreto- a mettere in discussione il modo di spiegare la Legge degli scribi d’Israele.
Che cosa Gesù avesse capito di questa
sproporzione tra teoria e pratica, di questa incoerenza, lo dice in vari testi
che troviamo nei vangeli. Ne viene in mente uno, soprattutto, quel passaggio
nel quale Gesù critica i farisei perché hanno annullato la Parola con le
tradizioni umane (Cfr. Mc 7). È questo che è avvenuto: un annullamento. È stata
questa l’operazione messa in atto da coloro che avrebbero dovuto mostrare
all’umanità il senso autentico della Parola, che è una strada, un cammino, un
modo di vivere e no una prigione. E allora Gesù, trascorrendo giorni e notti in
solitudine nella sua adolescenza, nella sua giovinezza a leggere e a meditare
quelle parole, leggendo e rileggendo le pagine dei profeti, ad un certo punto
percepisce che il problema non era nella Parola, ma nell’uomo, nel suo cuore
malato. E così un giorno, decise che avrebbe mostrato all’umanità il senso di
quelle Parole, di quel cammino, di quel modo di essere nel mondo. Lo mostrò con
la sua vita, le sue scelte, il suo modo di essere.
Se la
vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete
nel regno dei cieli (ivi).
L’uomo è giusto quando sta al
suo posto, quando vive la propria vocazione, quando in definitiva vive fino in
fondo una vita alla presenza di Dio. In questo cammino i cristiani devono
superare la giustizia dei farisei, perché la loro giustizia era più apparente
che reale. Era per così dire una giustizia di facciata, non nasceva, cioè, dal
desiderio di fare la volontà del Padre, ma dal piegare la volontà del Padre ai
propri desideri. Una giustizia ingiusta, dunque, una giustizia fatta di
sotterfugi, per coprire le proprie incoerenze. In questa giustizia, la
religione serve come paravento sociale, per nascondere la verità della propria
esistenza che, lungi dall’essere una ricerca di Dio, non è altro che una
soddisfazione dei propri egoismi. Ecco perché Gesù indica come condizione
necessari il superamento di un modo di vivere il rapporto con Dio falsato dall’egoismo
umano, che produce solamente ipocrisia. La bontà della Parola del Padre sta
nella possibilità di realizzare una vita autentica. Affinché ciò avvenga, La
Parola di Dio ha bisogno di trovare spazio nel cuore dell’uomo, nell’anima
della donna.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e
gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto
che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna (ivi).
È per questo che Gesù chiede a coloro che desiderano seguirlo
nella via della giustizia, nel cammino di ricerca di una vita autentica per
fuggire il pericolo di una vita vuota, un gesto radicale. Se vogliamo che nella
nostra vita germogli l’amore, dobbiamo con tutte le forze estirpare l’odio dalle
nostre scelte. Se desideriamo percorrere il cammino del bene, non abbiamo altro
scelta che togliere il male della nostra vita. Dio ci offre una possibilità di
vita autentica, ci offre la possibilità di uscire dai cammini falsi che il
mondo presenta: sta a noi fare tesoro di questo cammino, per vivere con
pienezza.
Não é fácil libertar-se de si mesmo!
RispondiEliminaPenso que seja um caminho, diário, qual diamante a ser lapidado.
O Espírito que tudo perscruta vai nos moldando, mas esse processo exige reconhecer todos os dias, a todo momento que nenhum ídolo, nenhum deus há além DEle: abnegação das suas vontades, quer tarefa mais difícil(?), deixar de fazer aquilo que se pretende, livremente, por amor!
Esse é o caminho autêntico da liberdade do homem que entende a sua capacidade de escolha nas mãos de Deus, como compromisso, porque de fato somos dEle.
Somente quem fez essa descoberta profunda e pessoal começa a libertar-se, aceitar percorrer um caminho para começar a assumir a face do próprio Deus.
A escolha do Eclesiástico: ao ler vejo uma escolha entre o eu, egocêntrico, e Deus. Quando faço o que quero é a mim mesma que sirvo, sou eu mesma o deus que sirvo.
Já dizia o salmista "não sermos qual animais sem razão que precisam de freio e cabresto para amansar seus impulsos".
Que nessas semanas em que estamos na montanha, no coração do Evangelista São Mateus, o Senhor nos ajude a fazer essa experiência de libertação DIÁRIA, de escolha autêntica DELE como objetivo das nossas vidas.
Abraço fraterno: Sara.
Meu Pai do Céu, quem è esta menina tao ilumnada? Muito obrigado Sara pela linda e profunda partilha. Que Deus te abençoe. Pe Paolo
EliminaGrazie !
RispondiElimina