venerdì 22 novembre 2024

IO, GIOVANNI, UDII

 




Paolo Cugini


Io, Giovanni, udii una voce dal cielo (Ap 10,8). 

C’è un udito che va ben al di là del dato fisico. Quelle, infatti, che Gesù ascolta non sono parole umane, che esigono l’attenzione di un orecchio fisico, ma parole che vengono da altrove. Il testo pala di cielo come provenienza dei suoni che Giovanni capta. Senza dubbio si tratta di una metafora che allude ad una realtà che sfugge ai dati sensibili. Perché, infatti, solo Giovanni capta questi suoni, questa voce che viene dal cielo? C’è un udito che dev’essere allenato ad un certo tipo di suono e di voce. È l’orecchio, per così dire, di una coscienza allenata ad orientare il proprio udito verso significati non sensibili, che dicono di qualcos’altro, che ricercano qualcosa d’altro: la voce del Mistero. 

Una voce così profonda e dalle qualità indicibili che attrae coloro che la cercano. Era quello che, solo per fare un esempio, accadeva con Gesù. Dice, infatti, il Vangelo: “tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo” (Lc 19,48). Perché il popolo pendeva dalle labbra di Gesù, dalle parole che lui pronunciava? Perché avevano un significato profondo, che rivelava qualcosa di vero alle persone che lo ascoltavano, cioè, a quelle persone che erano alla ricerca di parole significative. Perché i farisei che ascoltavano le stesse parole, non ne erano attratti? Esattamente per il motivo detto sopra, perché non ricercavano parole nuove, perché erano già soddisfatti delle parole che avevano e trovavano nelle loro tradizioni. 

Solamente chi ricerca contenuti nuovi, più veri e autentici riesce ad udire suoni nuovi, che richiedono un udito affinato dalla ricerca e pronto all’ascolto. 


giovedì 21 novembre 2024

ESULTA FIGLIA DI SION!

 



Paolo Cugini


Rallegrati, esulta, figlia di Sion,

perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te.

Oracolo del Signore (Zc 2,14). 

Quanto bello è questo versetto! Esprime un desiderio profondo del Mistero di incontrare l’umanità e, questa umanità è felice per questo annuncio, perché percepisce il Mistero come una benedizione. Questa profezia di Zaccaria si realizza con Gesù che, di fatto, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). La cosa strana è che invece di essere un’esperienza positiva, questo venire del Mistero ad abitare in mezzo all’umanità si è trasformato in un dramma. “I suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11). Quello che i profeti avevano annunciato come un evento carico di gioia, si trasforma in una tragedia. Come mai? Il Mistero manifesta il senso della vita e ella storia, il significato profondo dell’essere creati a sua immagine e somiglianza.

 La sua presenza in mezzo a noi mostra in modo eclatante la deformazione della nostra umanità e la distanza rispetto al progetto iniziale. La luce che il Mistero porta nel mondo illumina la realtà di tenebre nella quale l’umanità è immersa. Chi si abitua a vivere nelle tenebre odia la luce, gli dà fastidio: non la sopporta. Per questo il mondo ha fatto di tutto per spegnerla alla svelta. Come sappiamo, la luce del Mistero non si spegne mai ed è passata dall’esterno all’interno. Tutti coloro che la desiderano la possono accogliere gratuitamente. “Io vengo ad abitare in mezzo a te”. 

La profezia si realizza nello Spirito Santo, in linea con l’altra profezia di Geremia (Ger 31,31s) che annunciava una Nuova Alleanza, non più scritta nella pietra, ma nei nostri cuori, nelle nostre coscienze. Non siamo soli nel cammino di fede, perché il Mistero abita in noi, la luce irradia le nostre coscienze. 


mercoledì 20 novembre 2024

IO, GIOVANNI, VIDI

 





Paolo Cugini 


Io, Giovanni, vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito (Ap 4,1). 

È interessante questo “vedere” di Giovanni, che lo pone in linea con le visioni dei profeti. Che cosa significa questo vedere? In primo luogo, rivela un’anima aperta verso il Mistero. Non tutti, infatti, sono in grado di vedere al di là dei dati materiali, al di là del presente. Solo una coscienza abituata a cercare il senso delle cose riesce a penetrare al di là del tempo, a vedere quello che umanamente è impossibile vedere, perché l’anima è intorbidita dai residui istintuali, che ne bloccano lo slancio in avanti. In secondo luogo, il vedere di Giovanni dice della relazione di amore con il Maestro, Gesù. Del resto nel Vangelo, Giovanni è chiamato il discepolo amato. Giovanni vede il Maestro ovunque Lui si trovi: lo ama così tanto che non ci sono barriere che tengano. Ci sono amori tossici, che chiudono gli individui in circoli chiusi e angoscianti, al punto da provocare la rottura con le relazioni parentali e amicali, giungendo al soffocamento interno; ed esistono amori che aprono il respiro all’infinito, che accendono luci, che aprono ponti. È questo l’amore che provoca Gesù in coloro che lo incontrano con il cuore aperto e disponibile al cammino con Lui. Un amore non soffocante e protettivo allo sfinimento, ma un amore che, per chi l’accoglie, diventa cammino di libertà, di possibilità infinita. Un amore, dunque, quello di Gesù e per Lui, che non chiude lo sguardo piegandolo sul proprio ombelico, ma lo rivolge al futuro permettendogli di vedere cose straordinarie e, soprattutto, di percepire la dimensione eterna della propria vocazione alla vita. Quello che Giovanni vede e comunica nella pagine del libro dell’Apocalisse è il cammino dell’amore, che tutti siamo invitati a percorrere. 


sabato 9 novembre 2024

XXXIII DOMENICA TEMPO COMUNE B

 




Dn 12,1-3; Sal 16; Eb 10, 11-14.18; Mc 13,24-32



Paolo Cugini


Ci avviciniamo alla fine dell'anno liturgico e le letture ci offrono la possibilità di fare un bilancio del cammino di fede di quest'anno. Il Signore deve diventare sempre più il nostro rifugio, la nostra eredità, il nostro destino, come ci ricorda il Salmo 16, che proclameremo. Forse, non tutto questo è frutto del nostro pellegrinaggio, ma deve essere presente almeno lo sforzo di mettere il Signore e il suo disegno d'amore al centro dei nostri desideri. Solo così potremo guardare al nostro passato non con l'orgogliosa rigidità che ci porta a detestare noi stessi, a causa della nostra incapacità di seguire il Signore, ma con quello sguardo misericordioso che è frutto dello Spirito Santo, che dona pazienza e, allo stesso tempo, una grande forza per continuare il cammino. E questo è ciò che conta.

 «Allora vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13,26).

La pagina del Vangelo di oggi è una di quelle che più facilmente vengono fraintese. Quante volte abbiamo ascoltato sermoni che, basandosi su questi versetti, proclamano la fine del mondo, la morte di tutti, provocando negli ascoltatori sentimenti di panico e disagio. In realtà, questi versetti, letti con il desiderio di penetrare i misteri del Regno di Dio, più che suscitare curiosità malsane, rivelano una Parola piena di conforto e di speranza. Dio non vuole gettare nel panico nessuno; al contrario, esprime tutto affinché nessuno vada perduto (cfr Gv 17). Per le persone che amano il Signore, che hanno goduto e assaporato la Parola di Dio per tutta la vita, che si sono sforzate di partecipare alla realizzazione del Suo Regno, non c'è niente di meglio che sapere che il Figlio dell'Uomo verrà con grande potenza e gloria. Il suo arrivo non è motivo di stupore, ma di grande gioia. Inoltre, la sua potenza e la sua gloria indicano un’indicibile pienezza di vita. Non si tratta, infatti, del potere e della gloria umana che, per manifestarsi, sopprime gli altri. La gloria di Dio si è manifestata in Gesù che, affinché potessimo avere la vita eterna, si è lasciato massacrare. È da questa vita che vogliamo rifornire la nostra anima, affinché anche noi possiamo dare la vita ai nostri amici, che il Signore metterà sul nostro cammino. La potenza del Signore non è fatta di armi che uccidono, ma di una Parola che dona la vita. Il Vangelo, infatti, è la forza di Dio «per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16). Se la potenza e la Gloria di Dio manifestano la qualità della Sua vita, nella Sua Parola e nel Suo modo di essere, che senso hanno i cataclismi che il Vangelo annuncia come manifestazioni esterne di questo evento?

Ancora una volta, chi si accosta alla Parola di Dio in modo materiale e istintivo, non potrà raggiungere la profondità del messaggio di Gesù. Infatti, con queste espressioni di carattere apocalittico, Gesù unisce le grandi predicazioni profetiche dei secoli passati nella storia di Israele, predicazioni che si preoccupavano di ammonire il popolo a non allontanarsi dalla via della Legge, con il desiderio di vedere il popolo di Dio appassionato del proprio Creatore e non perso nel fango del peccato, come purtroppo spesso è accaduto. È da questo sfondo apocalittico di carattere profetico che Gesù usa per avvisare i suoi “Eletti” della sua futura venuta. Niente, dunque, di così sorprendente e terrificante, come molti ancora oggi amano presentare il messaggio di Gesù che, al contrario, è pieno di comprensione e di misericordia verso di noi. Inoltre, vale la pena notare che Gesù non ha mai fatto la testa a nessuno e non ha mai spaventato nessuno inducendolo a seguirlo. Al contrario, la sua unica arma era una proposta libera, basata sul dialogo e sulla testimonianza personale.

 «Egli manderà gli angeli ai quattro angoli della terra e radunerà gli eletti di Dio da un'estremità all'altra della terra» (Mc 13,27).

Per Dio siamo noi gli eletti che vuole proteggere da ogni pericolo, per questo invierà gli angeli ai quattro angoli della terra per venirci a prendere. Eletto è ogni uomo, ogni donna che risponde alla chiamata di Dio proposta da Gesù nello Spirito Santo, con una vita dignitosa e senza peccato (cfr Ef 1,1-15). Ciò significa che queste parole spesso presentate come “stupefacenti” sono in realtà un invito implicito di Gesù a prendere più sul serio la sua Parola, il nostro Battesimo, affinché possiamo vivere sempre con Lui, insieme al Padre e allo Spirito Santo, perché non ci lasciamo confondere dalle parole deboli del mondo, dalle sue proposte illusorie, e così camminiamo sempre con fermezza, con lo sguardo fisso su Cristo, che è morto e ha dato la sua vita per noi. Così ci ricorda oggi la lettera agli Ebrei: «Cristo, dopo aver offerto un solo sacrificio per i peccati, si è seduto alla destra di Dio per sempre. Non gli resta altra scelta che attendere che i suoi nemici siano messi sotto i suoi piedi» (Eb 10,12-13).

 Non è qualcosa di fantastico sapere che Gesù ci aspetta? Ha creato il cammino dell’amore affinché tutti potessimo percorrerlo con più determinazione. È un'attesa non rassegnata, ma piena di speranza, perché il Verbo di Dio si è fatto uomo e ha sperimentato in una carne come la nostra non il peccato, ma le sue conseguenze. Possiamo, dunque, ora fidarci della sua proposta, della sua Parola, accogliere il suo Spirito, per affrontare con coraggio il cammino della luce in questo mondo di tenebre, nella certezza che, con il tempo, impareremo a vivere nella luce. È Lui, infatti, che ha sconfitto le tenebre e solo accogliendo la sua luce possiamo vivere come figli della luce (cfr Ef 3).


«Le mie parole non passeranno» (Mc 13,31).

Solo chi si metterà umilmente sulle orme del Signore, lasciandosi guidare dallo Spirito, potrà assaporare la verità di questo stupendo versetto. L'Eucaristia di questa XXXII domenica dell'anno B ci aiuti a scoprire il mistero dell'eternità della Parola di Dio.