Ger 1, 1-10
Paolo Cugini
“Mi
fu diretta la parola del Signore: “prima di formarti nel ventre materno io ti
conoscevo, prima di uscire dal ventre di tua madre, ti ho consacrato e ti ho
fatto profeta delle nazioni” (Ger 2). La scoperta della propria
vocazione, dal punto di vista biblico, non è frutto dello sforzo personale, ma
un dono di Dio, una venuta del Mistero che entra nella nostra vita: questo è il
dato che ci viene comunicato in questa prima pagina di Geremia. Senza dubbio,
per cogliere la presenza del Mistero nella nostra vita sono necessarie alcune
condizioni previe e, prima di tutto, il desiderio di Lui, l’amore alla verità,
la percezione che la vita materiale dipende da quella spirituale. La discesa o
l’entrata del Mistero in noi avviene se c’è spazio. La vita spirituale nell’adolescenza
e nella giovinezza ha, prima di tutto, la funzione di creare lo spazio affinché
il Mistero si manifesti. La vita personale inizia a strutturarsi come identità
quando cominciamo a rispondere all’appello del Mistero che si è manifestato e
ha rivelato il senso della nostra vita.
Che
cosa rivela il Mistero quando trova spazio nella coscienza personale? Una
conoscenza che viene da molto lontano, cioè, la rivelazione che siamo nei
pensieri del Mistero prima che il mondo fosse. È questo, senza dubbio, un dato
sbalorditivo, incredibile. Siamo avvolti nel mistero dell’amore da sempre,
prima che venissimo al mondo, come il testo di Geremia suggerisce. È un dato
fondamentale perché ci comunica sicurezza e, allo stesso tempo, la forza per
affrontare i drammi della vita. Un dato è, infatti, chiaro e cioè che, quando
una persona si sente amata, quando una persona percepisce dentro di sé l’amore,
sente la forza per affrontare qualsiasi situazione. Questo è ciò che capita a
Geremia, che sarà chiamato ad essere profeta, ad annunziare la Parola di Dio in
un contesto politico e sociale molto delicato e di grande ribellione nei confronti
della prospettiva della storia della salvezza, così come si era configurata
sino a quel momento.
In
secondo luogo, quando il Mistero entra nell’orizzonte della nostra vita, ci
rivela l’orizzonte della nostra esistenza. Viene al nostro incontro per
chiamarci alla vita, orientarla. Geremia riceve la chiamata ad essere profeta,
chiamata che si rivela inaspettata, fuori dai propri progetti e, per questo,
Geremia da subito oppone resistenza, affermando la propria giovinezza per un
compito così arduo e gravoso. “Ah, Signore Dio, non so parlare, sono molto
giovane” (Ger 1,3). La forza della vita spirituale è tale quando ci rende
disponibile a vivere la chiamata del Mistero, perché percepiamo che è Lui ad avere
le chiavi del mistero della nostra vita. Le pagine del diario di questo giovane
contenute nel libro di Geremia rivelano l’amore, la passione e lo
sconvolgimento che questo incontro con il Mistero provocò nella sua vita.
Sconvolgimento che lentamente, viene assimilato, fatto proprio al punto da
definire l’identità di Geremia che, da quel momento in poi, sarà profeta di
Israele.
“Io
ti ho costituito oggi su popoli e regni con il potere di estirpare e distruggere,
devastare e demolir, costruire e piantare” (Ger 1,10). Le parole d’investitura
del profeta Geremia ne rivelano il senso e la missione. È chiamato a ristrutturare
il cammino di un popolo che si era perso. Potrà compiere questa missione di
ricostruzione solamente dopo aver estirpato e distrutto tutto il male generato
nel tempo della ribellione. In questa ardua missione, come sappiamo, Geremia
incontrerà molta resistenza al punto da essere minacciato di morte. Tutta la
forza e la missione di Geremia dovranno reggersi sulla promessa che il Mistero
gli ha rivolto nel cuore: “Non aver paura di loro, perché sarò con te per
difenderti” (Ger 1,9).