venerdì 17 ottobre 2025

NON C'E' NULLA DI NASCOSTO

 




Paolo Cugini

 

Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze (Lc 12,1-2).

 

Sì, il grande compito è la trasparenza. La tentazione che si annida nella coscienza lavora per lasciarci tranquilli, ma è l'illusione di una falsa quiete. L'anima, serena e contenta, viene corrosa da incrostazioni negative che un giorno, all'improvviso, appariranno con violenza. Occorre stare in guardia contro la pigrizia spirituale e invita a un'onesta riflessione interiore per mantenere l'anima nella luce.

Ascoltate, o figli della luce, il presagio che vi è dato. Non temete il suono di queste parole, ma accoglietele nel profondo del vostro essere, poiché esse svelano il destino dell'anima disattenta. Un grande compito vi è affidato, un'impresa da cui non potete esimervi: la trasparenza. Il lavoro interiore è il vostro cammino quotidiano, il sentiero che separa la luce dalle tenebre. Non cedete alla grande tentazione che si annida nella vostra coscienza, la menzogna che sussurra: "Tutto si risolverà da sé". Mentre i vostri passi avanzano sereni e il mondo vi sorride, nel tessuto della vostra vita si formano incrostazioni silenziose e nascoste. Sono le ombre che crescono sulle pareti dell'anima, la negatività che, come un seme insidioso, aspetta il tempo della sua fioritura.

Verrà il giorno, infatti, in cui la maschera cadrà. Ciò che avete nascosto a voi stessi e al mondo, con violenza e forza inaudite, esigerà la sua parte. La tranquillità fittizia in cui avete vissuto si rivelerà un'illusione, e la negatività annidata nel tempo scoppierà con tale veemenza che non sarete più in grado di dominarla. Questo non è un ammonimento, ma una visione del destino che attende chi si rifiuta di guardarsi allo specchio dell'anima.

Figli della luce, è tempo di agire. Il vostro compito non è più rimandabile: mantenere l'anima nel chiarore. Non permettete alle tenebre di invadere la vostra coscienza. Ogni giorno, giunti a sera, passate al vaglio ogni parola, ogni scelta compiuta. Siate coraggiosi e pazienti in questa ispezione, affinché possiate dormire sereni e risorgere al mattino come testimoni della luce. Il vostro desiderio più profondo sia sempre la luce, la vita trasparente che non nasconde nulla a se stessa e al mondo. Ricordate che la luce di Cristo risplende per illuminare il vostro cammino, e che la sua presenza indica la via che conduce alla vera vita.

Il Signore stesso vi illuminerà e vi darà la forza necessaria per regnare nella luce. Non c'è notte che possa nascondere la sua presenza, e voi siete chiamati a essere i suoi custodi. Non lasciate che le incrostazioni si accumulino nel vostro essere. Il tempo delle illusioni è finito. Voi siete la luce del mondo, e la vostra missione è portare questa luce nelle tenebre. Ascoltate questa profezia, e agite di conseguenza. Non vi sia più timore, ma solo la serena determinazione di vivere nella trasparenza, affinché l'anima non sia mai sopraffatta dall'ombra.

 

giovedì 16 ottobre 2025

GUAI A VOI!

 



 

Paolo Cugini

 

Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito (Lc 11,52).

 

C’è uno stile profetico che attraversa le generazioni, un vento che non si lascia imprigionare tra le mura dei templi, ma soffia potente sopra le strade del mondo. È la voce che non teme di denunciare i misfatti di chi detiene il potere, che scuote le coscienze e chiama alla verità. Questo è il cuore pulsante del Vangelo: non chiude i fedeli in spazi angusti, ma li spinge oltre, là dove il dolore e la speranza si incontrano, dove la giustizia reclama il suo posto tra gli uomini e le donne.

Il Vangelo ci insegna che il male si diffonde non solo con l’azione dei malvagi, ma anche con il silenzio di chi professa una religione vuota, una pratica fatta per ottenere soltanto vantaggi personali, spirituali o materiali. Di queste religioni il mondo non ha bisogno, ammonisce il profeta, perché alimentano i più bassi sentimenti umani: egoismo, rivalsa, invidia, gelosia. Sono religioni che costruiscono muri, invece di ponti, che dividono invece di unire. Ma il messaggio di Gesù è altro: annuncia il Regno di Dio, un frammento di umanità rinnovata, in cui la sete di giustizia, l’amore per i poveri, l’attenzione agli esclusi e il desiderio di costruire ponti di pace animano ogni relazione.

Il profeta non tace davanti ai mali del mondo. Lo spirito profetico, che soffia sulla comunità dei fedeli, risveglia le coscienze, rende la voce forte e chiara contro l’ipocrisia di chi abusa del proprio potere, cercando solo il proprio interesse. “Guai a voi!” dice Gesù a coloro che, senza scrupoli, hanno scelto la via del male. La chiesa profetica non è spettatrice muta, ma accusa, denuncia, scuote. Essa diventa segno del Risorto, della vita che non muore mai, esempio vivente di una giustizia che non si lascia corrompere e di una speranza che non si spegne.

È tempo di aprire le porte, di uscire dalle sicurezze e portare la luce del Vangelo là dove l’ombra sembra prevalere. Il profeta cammina davanti, tra la polvere dei sentieri, offrendo parole che sono semi di cambiamento, affrontando il vento contrario con la forza dell’amore e la certezza che il Regno di Dio è vicino, pronto a germogliare tra quanti scelgono la via della giustizia, della misericordia e della verità. Che ciascuno, nel proprio cammino, possa essere voce profetica, ponte di pace, segno di una nuova umanità.

mercoledì 15 ottobre 2025

Profeta delle parole addormentate

 




 

Paolo Cugini

 

Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! (Lc 11,46).

Così parla la voce che si leva tra le pieghe della storia, testimone dei giorni in cui la Parola era fuoco, lampada ai piedi di chi cercava il senso e la svolta. All’inizio era incanto: chi si avvicinava alla Parola lo faceva con cuore ardente, assetato di verità. Era come una sorgente nel deserto, una brezza che spalancava sentieri dove non osavamo mettere piede, e chi aveva vagato in tenebre trovava finalmente luce che illumina il cammino.

Ma attenti! Che non si dica: “Io sono al sicuro, ho già scalato le vette!”, perché il cammino dello spirito si fa insidioso proprio là dove la quiete si confonde con la pace, dove la Parola si trasforma in lettera, e la fiamma si spegne nel tepore della routine. Ecco il problema che attanaglia i dottori della legge: maestri della Parola di Dio che non la sfiorano con un dito, custodi di un sapere che non scalda il cuore, ma solo la mente. Non basta sapere, occorre vivere! così ammonisce il vento che scuote le valli del tempo. Quando il cuore si adagia, si affaccia la nostalgia della via estetica: i vecchi fantasmi, mai veramente sconfitti, ritornano. Essi erano lì, silenziosi nel cantuccio dell’anima, aspettando il momento opportuno per invadere di nuovo la scena. Ed ecco che la Parola, da forza che trasforma, diventa maschera, retorica per sedurre, strumento per il potere. Così Gesù vide nei farisei il volto dell’inganno: abili manipolatori, adornati di bella apparenza, ma dentro vuoti, impegnati a usare la Parola di Dio per dominare e arricchirsi alle spalle dei poveri.

Il pericolo è alla porta, come un ladro che attende il calar della notte. Ogni volta che la coscienza abbassa la guardia, anche noi possiamo trasformarci: essere strani, abusanti, nascosti dietro l’apparenza per occultare il marcio che, lentamente, si accumula nell’anima. Oggi, come ieri, la Parola ci chiama a vegliare, a non farla addormentare tra le pieghe della nostra indifferenza. Chi ha orecchi, ascolti!

Ecco, dunque, la profezia: non siate maestri della Parola, ma suoi discepoli, non lasciate che il fuoco si spenga né che la vostra vita diventi teatro di maschere. Camminate, cercate, scrutate con il cuore; la Parola è viva solo se la si tocca, solo se la si lascia entrare fin nelle viscere, là dove la verità fa male e risana allo stesso tempo. Che sia questo il vostro monito, la vostra speranza, il vostro avvertimento per coloro che hanno scalato le vette e rischiano di smarrire la via nel tepore di una fede addormentata.

martedì 14 ottobre 2025

Il Verbo che precede il mattino

 




Paolo Cugini

 

Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro (Lc 11,40-41). Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro (Lc 11,40-41).

Ascoltate, o voi che abitate sotto il cielo d’ottobre, perché la parola si leva come vento sull’erba alta e nulla può fermare la sua corsa. Così come la rugiada annuncia il risveglio dell’aurora, così il pensiero profetico risveglia la coscienza di coloro che sono pronti ad ascoltare. È giunta l’ora di volgere lo sguardo oltre le apparenze, di scrutare il cuore degli eventi, e di accogliere il mistero che accompagna ogni svolta del destino. Chi ha occhi per vedere colga i segni disseminati sul cammino: le strade che si biforcano, le parole non dette, i silenzi che pesano come pietre. Non tutto ciò che luccica è oro, ammonisce la saggezza antica, poiché spesso la verità si cela dietro veli di consuetudine e abitudine. Siate dunque vigili, come il pastore che scruta l’orizzonte, perché il futuro si annuncia sempre sotto forma di interrogativo e mai di certezza.

Come il fiume che scava il suo letto nella roccia, così il tempo scolpisce le sorti degli uomini. Non temete il mutamento, ché esso è la linfa delle stagioni e la promessa di nuove fioriture. Chi semina saggezza raccoglierà pace. Siate dunque artefici del vostro futuro, con il cuore saldo e la mente aperta ai consigli dell’antico sapere. O generazione che cammini tra le ombre della sera e le luci dell’alba, ascolta: ogni scelta è seme, ogni azione è solco, ogni parola è eco che risuona nel tempo. Quando il dubbio assale e la paura offusca, ricorda che la verità dimora nel silenzio interiore, dove l’anima parla senza veli. Non lasciare che il passato determini il tuo cammino, ma usa la sua lezione come lanterna per la strada futura. Così si chiude il cerchio della profezia, non con la certezza ma con la promessa. Siate dunque coraggiosi, o voi che leggete: il domani appartiene a chi osa immaginarlo, a chi raccoglie il testimone dell’oggi per correre verso l’orizzonte. Che la saggezza sia il vostro scudo e la speranza la vostra spada, perché ogni tramonto cela in sé la promessa di una nuova alba.

 

 

lunedì 13 ottobre 2025

UNA GENERAZIONE MALVAGIA

 



Paolo Cugini

 

 

«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona…  Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona (Lc 11,29s).

Fa molto riflettere la malvagità che incontriamo ogni giorno nelle situazioni della vita quotidiana. C’è un male così radicato e profondo nel cuore del mondo, che lascia disarmati coloro che vivono cercando il bene, di costruire cammini di luce. Di fronte a questa realtà, ci si domanda inevitabilmente: da dove proviene tutta quella tenebra? Perché ci sono persone che si alzano alla mattina con progetti di male? Come fa una persona a passare la giornata concentrata solo nel pensiero fisso di fare del male?

La malvagità ci avvolge a un punto tale da non aver risparmiato nemmeno Gesù, che ha toccato con mano il mistero del male nel suo cammino terreno. Questo ci fa comprendere quanto il male sia una forza potente e presente, ma anche quanto sia un enigma difficile da scardinare. Un dato però è particolarmente inquietante: la malvagità del mondo può risvegliare il male che è annidato dentro di noi. Ce lo ricorda il bellissimo testo della Genesi che narra la storia di Caino e Abele, dove la gelosia e l’odio interiore portano alla tragedia fraterna.

Il vero problema, allora, diventa il risveglio del male interiore. Questa consapevolezza fa paura, perché il male che alberga dentro di noi spesso non viene riconosciuto né gestito con chiarezza. Lo neghiamo a noi stessi, ma in certi momenti della vita, diventa troppo evidente: anche dentro le persone buone c’è il rischio che il male si faccia strada e prenda il sopravvento.

In questo contesto, la religione a volte può rischiare di utilizzare il male come strumento di paura o condanna, mentre la fede autentica offre un cammino di trasformazione profonda e di risanamento radicale. Entrare in questo cammino è la grande sfida del Vangelo, un invito a non rassegnarsi né al male del mondo né a quello che si annida dentro di noi, ma a cercare una luce capace di illuminare le tenebre. È una sfida che si basa sia sulle parole che sulla testimonianza concreta, un percorso di rinnovamento che apre alla speranza e alla possibilità di costruire davvero cammini di luce nel cuore dell’oscurità.

martedì 7 ottobre 2025

RALLEGRATI

 




Paolo Cugini

Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1, 27).

È sorprendente notare come la prima parola che l’angelo rivolge a Maria sia proprio un invito alla gioia. Questo dettaglio, spesso trascurato, apre uno squarcio luminoso sul mistero dell’Incarnazione: la gioia, infatti, ne è la nota dominante e il filo conduttore. Tutto il mistero della redenzione si avvolge di questo annuncio gioioso, come se, con Gesù, la gioia stessa facesse irruzione nel mondo per abbracciarlo e trasformarlo. Con la venuta di Cristo, la gioia non è più un sentimento da rincorrere o una mera speranza, ma diventa una realtà concreta. In Lui si compie la pienezza della vita, una completezza che rende superfluo ogni altro grande desiderio. Si potrebbe dire che, come all’alba della creazione una parola di gioia ha dato origine a tutto – “Dio vide che era cosa buona” – così l’inizio della redenzione fa risuonare un nuovo eco di letizia, capace di illuminare le tenebre dell’umano vivere.

La gioia si manifesta ogni volta che si passa dal buio alla luce, quando il cuore si apre a ciò che è vivo: acqua, aria, alberi, animali, ogni elemento della natura canta questa esultanza originaria. Tutto è gioia per chi sa riconoscere nei doni della vita la presenza benevola del Creatore. In questa visione, la tristezza non è altro che la perdita di quella luce iniziale, la distanza dall’annuncio gioioso che accompagna i primi istanti dell’esistenza. Seguendo la narrazione evangelica dell’annunciazione, si comprende che la tristezza si insinua nel cuore quando viene meno il ricordo del saluto iniziale, quando le preoccupazioni quotidiane ci avvolgono e oscurano la coscienza. È come se, dimenticando la prospettiva di gioia donata dal Vangelo, ci lasciassimo imprigionare dalle ombre delle nostre ansie, perdendo di vista il significato autentico della buona notizia.

Non a caso, “Vangelo” significa proprio “buona notizia”: è buona perché spalanca cammini di vita vera, donando senso anche alle fatiche di ogni giorno. È buona perché chi la accoglie con cuore sincero sperimenta una felicità nuova, profonda, che si riflette nelle scelte e nelle relazioni quotidiane. Questa parola, così semplice eppure carica di significato, diventa un seme di eternità: cresce silenziosamente in chi la custodisce, portando frutti di gioia che nulla può togliere. Accogliere il Vangelo significa, dunque, lasciarsi contagiare da questa letizia originaria. È uno stile di vita che trasforma le giornate, dona colore anche ai momenti grigi e restituisce senso alle fatiche. Così, la gioia del Vangelo diventa esperienza viva e concreta, una luce che nessuna tenebra può spegnere, una promessa che accompagna ogni passo dell’uomo nel viaggio della vita.

Chi vive la gioia del Vangelo, la condivide naturalmente con chi incontra, come un dono che si moltiplica nel donarsi. E forse proprio in questa semplicità risiede la forza silenziosa dell’annuncio cristiano: una gioia che nasce da una parola – la Parola – e che continua a germogliare laddove trova cuori pronti ad accoglierla.

lunedì 6 ottobre 2025

COME LEGGI?

 



 

Paolo Cugini

 

Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi? (Lc 10,27).

 

Nel Vangelo, Gesù pone una domanda apparentemente semplice: “Come leggi?”. Non chiede solo cosa si legge, ma soprattutto come si affronta il testo, quale atteggiamento si assume di fronte alla parola. Questa domanda è il cuore del problema ermeneutico: interpretare significa andare oltre la superficie, cogliere il senso profondo, interrogare il testo e lasciarsi interrogare. L’ermeneutica, quindi, non è un esercizio astratto, ma un cammino di responsabilità, che coinvolge il lettore, la sua sensibilità e il suo contesto. Leggere non è semplicemente decifrare parole; è comprendere, entrare in dialogo con il testo. La differenza tra leggere e capire è cruciale, soprattutto quando si tratta di testi sacri come la Bibbia. Una comprensione profonda richiede attenzione, ascolto e apertura: il lettore deve superare la tentazione della fretta e dell’abitudine, lasciando spazio alla meditazione.

Molti si avvicinano ai testi biblici con una lettura letterale, convinti che il senso sia evidente e immediato. Tuttavia, questo approccio presenta limiti significativi. Un’interpretazione superficiale rischia di ridurre la ricchezza del messaggio, ignorando i livelli simbolici, poetici e spirituali che attraversano la Scrittura. La lettera uccide, lo spirito vivifica: la fedeltà al testo non significa rigidità, ma capacità di cogliere il dinamismo della Parola. Il rischio maggiore è scambiare il proprio punto di vista per la verità assoluta, dimenticando che ogni parola nasce in un tempo, in una cultura, in una storia. La Bibbia è figlia di un mondo lontano, ricca di modi di dire, immagini e sensibilità che spesso sfuggono al lettore moderno. Ignorare il contesto storico e culturale porta a fraintendimenti e distorsioni. Comprendere la mentalità dell’autore, le situazioni sociali, le tradizioni religiose è essenziale per cogliere il senso autentico. Lo studio delle lingue originali, delle usanze e delle condizioni politiche aiuta a superare le barriere e ad avvicinarsi al nucleo del messaggio.

L’ermeneutica è l’arte di interpretare, di mettere in dialogo il testo con il lettore e il suo mondo. Lo studio approfondito permette di distinguere il significato originario dalle interpretazioni successive, di evitare letture arbitrarie e personali. Attraverso strumenti storici, linguistici e teologici, lo studioso si fa pellegrino alla ricerca della verità, consapevole che ogni parola è ponte, non muro. La lettura consapevole è esercizio di umiltà: si tratta di accogliere il testo, lasciarsi provocare, accettare la pluralità dei sensi e delle prospettive. Quando si ignora la complessità del testo sacro, si rischia il fondamentalismo: la rigidità interpretativa che trasforma la Parola in arma di divisione, confusione o violenza. La storia è testimone delle tragedie nate da letture errate, dal fanatismo religioso alla manipolazione ideologica. Una lettura distorta può generare conflitti, esclusioni e sofferenze. La responsabilità del lettore è grande: la Parola è dono, non possesso; è chiamata, non pretesto.

“Come leggi?” rimane una domanda aperta, che interpella ogni credente, studioso e lettore. L’interpretazione ermeneutica dei testi sacri è un viaggio che richiede rispetto, intelligenza e cuore. Solo una lettura consapevole, attenta al senso profondo, al contesto e alla pluralità delle voci, può custodire la verità senza tradirla. In un mondo che cerca risposte semplici, la Parola invita a cercare, interrogare e meditare: perché, come dice un antico adagio, “chi cerca trova”, ma solo chi cerca con umiltà trova davvero.

mercoledì 1 ottobre 2025

PRIMA, PERO’

 



 

Paolo Cugini

 

 «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima… Ti seguirò, Signore; prima però (Lc 9, 57s).

 

Nel cammino cristiano, la prontezza nel rispondere alla chiamata divina costituisce il primo segno della verità della sequela. Questo atteggiamento, tutt’altro che scontato, rivela la profondità e la sincerità del nostro incontro con il Mistero di Dio. Le titubanze, che spesso emergono nel cuore umano, infatti, sono indice di un legame ancora forte con i propri progetti e le proprie sicurezze. Il non voler mollare ciò che ci appartiene è umano, ma è anche il termometro che misura il livello del nostro percorso spirituale. Eppure, nel contesto della fede, questa apertura all’ignoto è il primo passo verso il vero incontro. Nella storia cristiana, chi incontra il Signore lo fa in modo totalizzante. Non si tratta di un semplice cambiamento di rotta, ma di una trasformazione che coinvolge tutto l’essere. L’incontro con Dio è, in definitiva, un incontro d’amore: quell’amore che, come afferma il Cantico dei Cantici, è forte come la morte. La totalità dell’amore è la cifra della vera sequela: quando l’amore invade la persona, non lascia più spazio ad altro, riempie completamente l’anima e dà un senso nuovo e pieno all’esistenza.

Tra le pagine del Vangelo, l’incontro tra Gesù e Maria Maddalena nel giorno della Resurrezione è emblematico. Nel dialogo intenso e semplice  “Maria” … “Rabbunì!”  si cela tutto il mistero di un amore che riempie e trasforma. Maria Maddalena, chiamata per nome, risponde con tutto sé stessa; in quell’istante, la sua vita cambia per sempre. È il segno che l’amore autentico non conosce mezze misure: quando è vero, coinvolge la persona nella sua interezza. Il Vangelo stesso è, prima di tutto, parola d’amore. Non è un semplice codice morale, ma l’annuncio di una relazione che dà senso totale all’esistenza. Ogni titubanza che affiora di fronte alla chiamata di Dio racconta una storia: quella di uno spazio interiore che ancora non si è lasciato riempire dal Signore. È come se il cuore fosse una casa dove ancora non si è fatto abbastanza ordine per accogliere l’Ospite più importante. Ed ecco il significato profondo della preghiera. Non è solo una serie di parole o gesti, ma un vero e proprio allenamento quotidiano a svuotarsi di sé. La preghiera diventa, allora, il processo lento e paziente di fare spazio alla Parola, preparare la propria interiorità affinché il Signore possa trovare dimora, non per un momento fugace, ma per sempre. In questa prospettiva, la preghiera si fa esercizio di disponibilità, di apertura, di abbandono fiducioso.

In definitiva, la verità della sequela si manifesta nella prontezza della risposta. Dove c’è titubanza, c’è ancora attaccamento; dove c’è apertura, si rivela l’incontro autentico con il Mistero. L’amore, forte come la morte, è la chiave di volta che trasforma la vita e la rende piena. E il cammino cristiano, sull’esempio di Maria Maddalena, diventa allora una storia d’amore in cui ogni giorno si impara a fare spazio affinché il Signore trovi posto e dimora, per sempre.

martedì 30 settembre 2025

DECIDERSI

 



 

 

Paolo Cugini

 

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme (Lc 9,51).

 

Prendere decisioni in modo coerente: è questo che insegna Gesù. Spesso, la vita ci pone davanti a scelte difficili, talvolta dolorose, che non possiamo evitare. Gesù ci mostra, attraverso il suo esempio, quanto sia importante non fuggire dalle proprie responsabilità, anche quando esse comportano sofferenza e sacrificio. Il suo insegnamento ci invita ad affrontare le sfide della vita con coraggio e consapevolezza, senza cercare scorciatoie o vie di fuga. Arrivare a prendere decisioni con fermezza e coerenza non è un processo immediato. Richiede un cammino personale fatto di riflessione, di presa di coscienza di chi siamo e, soprattutto, di ciò che desideriamo profondamente. Dietro ogni scelta ponderata ci sono anni di maturazione interiore, interrogativi, silenzi, e momenti di ascolto autentico di sé. Anche la maturità spirituale e la capacità di scegliere con coerenza sono frutto di un lungo percorso.

Nella vita di Gesù questo cammino è evidente. Egli si alzava all’alba per pregare, oppure trascorreva intere notti in meditazione e dialogo con il Padre. Amava cercare luoghi isolati, lontani dalla folla, per trovare uno spazio di silenzio e raccoglimento. Il deserto, spesso citato nei Vangeli, diventa simbolo di questo incontro personale e profondo con Dio. Gesù ci insegna che dedicare tempo alla preghiera e alla meditazione è fondamentale per non agire d’impulso, ma in sintonia con la propria vocazione e percorso di vita. Un passaggio significativo si trova nel Vangelo di Luca (Lc 9,51), quando Gesù decide di intraprendere il cammino verso Gerusalemme, pur sapendo che lo attendeva la morte. Questa scelta, compiuta con grande coerenza rispetto a tutto il suo percorso precedente, dimostra una profonda responsabilità: egli non fugge, ma affronta il suo cammino con lucidità e determinazione. Gesù preferisce la fedeltà al suo messaggio, anche a costo della vita.

Uno dei grandi insegnamenti di Gesù è proprio questo: imparare a non fuggire da sé stessi, dalle proprie responsabilità, piccole o grandi che siano. Nella quotidianità, siamo spesso tentati di evitare ciò che ci mette alla prova, di rimandare le scelte difficili o di ignorare le conseguenze delle nostre azioni. Gesù ci invita invece a guardarci dentro, a riconoscere le nostre paure, e ad affrontarle con maturità. Solo chi ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità può crescere davvero. Oltre all’esempio concreto, Gesù ci offre anche un metodo per porre scelte coerenti nella nostra vita, soprattutto nei momenti delicati e senza ritorno. Dedica tempo alla meditazione e alla preghiera, impara a conoscerti, evita gesti impulsivi e privi di senso, ma agisci sempre in coerenza con il tuo cammino. Questo approccio non solo aiuta a prendere decisioni più sagge, ma rende le nostre scelte più autentiche e profonde.

Seguire l’esempio di Gesù non significa solo imitare i suoi gesti, ma interiorizzare un modo di vivere basato sulla responsabilità, la coerenza e la ricerca continua del senso profondo delle proprie azioni. Solo così le nostre decisioni saranno davvero significative, illuminate dalla luce della consapevolezza e della fede. Ricordiamoci: ogni scelta richiede il coraggio della rinuncia e la forza della coerenza.

sabato 27 settembre 2025

GUARDANDO OLTRE

 



 

Paolo Cugini

Allora l’angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che gli disse: «Corri, va’ a parlare a quel giovane e digli: “Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso – oracolo del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa (Zc 2,6s).

 

Avere visioni, sognare ad occhi aperti, guardare lontano e vedere ciò che gli altri non vedono, è questo che fanno i profeti, ed è questo che fa Zaccaria. Che cosa vede? Intravede il realizzarsi della profezia di Isaia 2,4s, quando il profeta, in un contesto di grande pericolo per Gerusalemme, vede la città riempirsi di popoli provenienti da tutte le regioni della terra, attratti dalla parola che esce dal Tempio. È proprio questo sogno di Isaia che Zaccaria intravede. Cose di profeti, che provengono da una personalissima e profonda esperienza del Mistero, che apre loro la mente, li fa andare oltre, a interpretare gli eventi del tempo presente non con uno sguardo puramente umano, ma con gli occhi infuocati dal desiderio di giustizia. E così Zaccaria, non solo vede il realizzarsi della profezia di Isaia, ma va oltre. Ci sarà così tanta gente, scrive Zaccaria, arriveranno così tante persone che non ci sarà più bisogno di costruire mura. Storicamente non avverrà, ma non importa. Ciò che conta è sognare, è aiutare un popolo ad andare oltre, a non fermarsi alle apparenze, ma a credere nella possibilità di qualcosa di nuova.

I profeti, nella storia dell’umanità, sono sempre stati coloro che hanno scardinato le certezze, che hanno osato parlare quando tutti tacevano, che hanno visto il verde anche dove c’era solo deserto. La loro visione, spesso derisa come follia, è in realtà fiamma che accende i cuori spenti e apre sentieri là dove il cammino sembrava perduto. Zaccaria raccoglie il sogno di Isaia e lo rilancia, lo amplia, lo rende ancora più audace: una Gerusalemme senza mura, una città aperta, un’umanità chiamata a radunarsi non per paura, ma per attrazione verso la luce che è parola e giustizia. In definitiva, che cosa siamo senza la speranza? Che vita sarebbe se fossimo sepolti nella mera materia, in un vissuto senza luci, nelle tenebre di un mondo chiuso in se stesso? Per fortuna ci sono loro, i profeti, che ci prendono per mano con il sorriso e ci fanno vedere vita dove noi vediamo morte, ci fanno correre sui prati del tempo presente, mentre non credevamo che fosse solo deserto.

Che folli questi profeti! Eppure, non c’è nulla di più ragionevole che imparare a vedere oltre le mura, oltre le paure, oltre ciò che appare. È la follia dei profeti a ridestare il cuore degli uomini, a insegnare che la speranza non è un sogno vano, ma la spinta vitale che ci permette di rialzarci, costruire, amare di nuovo.