lunedì 28 ottobre 2024

COME UN FARO NEL BUIO - Preghiera in Canto

 






Presentazione:

Francesco Venturini e Gloria Bedocchi sono, rispettivamente, un bancario e una farmacista, due amici che hanno sempre condiviso, oltre ai valori della Fede Cristiana, una grandissima passione per la musica, rispettivamente lui come autore di testi e lei come compositrice (in passato, ha fatto parte come cantante di diversi cori polifonici).

Durante un periodo della vita per loro non facile, hanno deciso di provare a coltivare la loro Fede Cristiana in modo ancora più attivo e, facendo leva sulla loro passione per la musica, è nata così il loro canto “Come un faro nel buio” (successivamente anche approvato dall’Ufficio Liturgico Diocesano dell’Arcidiocesi di Bologna), un canto con cui hanno voluto rendere grazie al Signore, che ha sempre per loro rappresentato una guida sicura per seguire per la giusta via da percorrere.

 

Come un faro nel buio

(testo di Francesco Venturini, melodia di Gloria Bedocchi, elaborazione e armonizzazione di Alessandra Mazzanti)

 
A Te, Signore, ci rivolgiamo,

con tutto il cuore noi Ti chiediamo

di perdonare i nostri peccati,

e grazie a Te saremo salvati…

 

Rit.

Come un faro nel buio sei per noi, Signore,

che ci illumina sempre nelle notti più oscure…

Quando noi Ti preghiamo vieni con la Tua luce

a indicarci la strada e a donarci la pace…

 

La Tua Parola è fonte di vita

di verità e di gioia infinita…

A chi la osserva Tu sei vicino,

In ogni istante lungo il cammino…

 

Sei Tu la sola via da seguire,

che non dobbiamo mai abbandonare…

Senza di Te noi siamo perduti:

vaghiamo disperati e smarriti…

 

martedì 22 ottobre 2024

SIATE PRONTI

 



Paolo Cugini

 

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese (Lc 12,35).

Il senso di un cammino di fede: non addormentarsi, ma rimanere svegli, attenti. Ciò significa che un autentico cammino spirituale aiuta la persona a mantenere lo sguardo sull’obiettivo della propria vita, in altre parole, su Gesù Cristo. Ci addormentiamo quando ci facciamo prendere da altri obiettivi, quando ci lasciamo trasportare dall’apparenza, da ciò che colpisce i nostri sensi, ci adagiamo su ciò che arriva a noi in modo immediato e non lottiamo, ma ci lasciamo sopraffare. In questo modo ci addormentiamo, ci dimentichiamo chi siamo e da dove veniamo e, il grande rischio, è perdere la nostra identità, distruggere la nostra esistenza.

Essere pronti significa mantenere la nostra coscienza sveglia in modo tale da percepire i pericoli ed essere pronta ad intervenire, a tagliare dov’è necessario, prendere provvedimenti, in altre parole, mantenere sempre nelle mani le redini della propria vita per impedire ad altri di farlo. Questo è il grande lavoro della vita spirituale, un cammino quotidiano di viaggio nell’anima, con lo strumento del Vangelo per interiorizzare una Parola che Parla al cuore e orienta il nostro cammino nell’amore, nella giustizia e nella pace.

Il sonno spirituale è il sintomo di un abbandono, di un cedimento nella lotta quotidiana, di un adagiamento nei confronti di ciò che colpisce i sensi. Dormiamo quando, ad un certo punto della vita, abbassiamo la guardia, pensiamo che ormai niente può distarci e, mentre pensiamo in questo modo, veniamo sopraffatti, portati via, addormentati.

Lampade accese, allora, e vesti ben strette per orientare il nostro passo nella strada scelta, camminando con lo sguardo fisso verso l’unico Signore della nostra vita: Gesù Cristo.

 

lunedì 21 ottobre 2024

ARRICCHIRE PRESSO DIO

 



 

Paolo Cugini

 

Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede (Lc 12,14).

Difficile da vivere questo consiglio per chi vive nell’abbondanza. Chi nasce nell’abbondanza ed è abituato ad uno stile di vita per cui basta pochissimo per fare ciò che vuole è difficile che abbracci uno stile sobrio che conduca alla condivisione. La vita non dipende da ciò che si possiede: è questo il messaggio del Vangelo, che invita a impostare la propria vita su ciò che dà senso autentico all’esistenza. Il rischio di una vita impostata sui beni materiali è quello di perdere di vista il bene autentico. Infatti, nella parabola raccontata subito dopo queste parole, l’uomo ricco che fa di tutto per godersi i propri beni è considerato uno stolto. È condannata quella ricchezza finalizzata solamente al bene di e stessi e che non s’interessa del prossimo. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Lc 12,21).

Arricchire per Dio è il cammino proposto. Che cosa significa questa espressione? Arricchire per Dio significa orientare la propria vita nel Vangelo, seguire le sue parole, fare ciò che lui dice. È, dunque, l’indicazione di un cammino spirituale, l’indicazione di una priorità, per dire che la materia se non è fondata sullo spirito è morta. La ricchezza deve trovare un senso, non può essere fondata su se stessa, per soddisfare solamente il ricco. Vale ciò che è condiviso.

Per questo anche il ricco deve imparare a mettersi in cammino verso il Mistero per dare un senso alla propria vita e ai suoi beni.

 

domenica 6 ottobre 2024

XXVIIa DOMENICA

 



(Gn 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16)

 

Imparare a riconoscere lo stile di Gesù è importante per una lettura e una comprensione di quello che dice e realizza nelle strade della Palestina. Non si tratta, infatti, d’interpretare parole o detti, ma di cogliere l’essenza del suo modo di fare, che rivela un modo di pensare e, soprattutto, un modo nuovo di stare al mondo. Ogni frase e ogni azione di Gesù vanno collocati all’interno del suo modo di pensare estremamente coerente. La logica dell’amore che viene declinata da una parte dalla misericordia a trecentosessanta gradi nei confronti di tutti e di chiunque e, dall’altra, dalla fame e sete di giustizia che lo conduce sempre e comunque dalla parte dei poveri e degli esclusi, è l’essenza del pensiero di Gesù, vera chiave di lettura delle sue scelte e delle sue decisioni. Queste considerazioni inziali sono importanti per cogliere in profondità il testo di oggi.

 alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova.

Nel Vangelo di Luca in cui si narrano i quaranta giorni che Gesù trascorse nel deserto prima d’iniziare l’attività pubblica, Satana viene presentato come il tentatore, colui che cerca di mettere alla prova la fedeltà di Gesù al Padre. Ebbene, l’evangelista marco introduce il brano con un riferimento e questa situazione esistenziale, affermando che i farisei si avvicinarono a Gesù per metterlo alla prova. Siamo al capitolo dieci e ormai il conflitto tra Gesù e i farisei si sta consumando. I farisei sono coloro che osservano tutti i dettami della legge e per questo si separano (fariseo significa proprio questo: seprato) dal resto del popolo e non accettano che una persona come Gesù, che si fa passare da Maestro, interpreti i dettami di Mosè in modo così liberale. Per questo intendono smascherarlo in mezzo al popolo con una delle questioni più chiare della legislazione mosaica, vale a dire il tema del ripudio della donna. Mentre Gesù parla di Dio come Padre che manifesta il suo amore per tutti, per i farisei Dio è potere e le sue leggi servono a loro per esercitare un potere oppressivo sugli uomini.

domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».

Interessante osservare il metodo di procedere di Gesù che, prima di rispondere direttamente, procede con una domanda agli interlocutori per permettere loro di esporre il problema e la soluzione. In questo modo Gesù si fa consegnare dagli interlocutori il materiale su cui imbastire il dialogo. Altra osservazione importante è sulla domanda di Gesù. Non dice: che cosa ci ha ordinato, ma che cosa vi ha ordinato. In questo modo Gesù prende le distanze da una legislazione che, a suo modo di vedere, non deriva dal Padre, ma sono legge di uomini, modellate sulla cultura patriarcale. Infatti, il caso in questione, vale a dire, la possibilità di ripudiare la propria moglie, è tutto a favore degli uomini, mentre le mogli sono considerate alla stregua di cose di appartenenza al marito e, per questo, possono essere ripudiate senza troppi scrupoli. Il testo che i farisei citano è preso dal libro del Deuteronomio al capitolo 24. Lo stesso precetto viene ripreso dal Talmud, che contiene i commenti più prestigiosi dei rabbini alla legge mosaica, il quale sostiene che: “la donna può essere ripudiata lo voglia o no”, ma la donna non può ripudiare il marito. Rabbi Hillel, che era il rabbino più seguito al tempo di Gesù, sosteneva che l’uomo poteva ripudiare la moglie per qualsiasi motivo. Gesù è venuto a portare sulla terra il Vangelo dell’uguaglianza tra uomo e donna, e i farisei vogliono fargli ammettere che c’è un’eccezione a questo suo insegnamento, eccezione a favore degli uomini. La risposta di Gesù è impressionante:

«Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

Per Gesù la legge scritta non riflette sempre la volontà del Padre e quindi non ha valore duraturo; per Gesù non tutto quello che è scritto nella legge ha autorità divina, perché si tratta a volte d’interpolazioni umane. Quando nella Bibbia si trovano affermazioni che esaltano una parte a scapito di un’altra, soprattutto se la parte lesa è indifesa o una minoranza allora significa che non è volontà di Dio, ma intromissione degli uomini, una manipolazione della cultura patriarcale. Ecco perché Gesù, nella sua risposta, non si rifà a Mosè, ma al piano del creatore, andando, dunque, all’origine della questione. All’epoca di Gesù non era più come era stato pensato all’inizio della creazione, come una scelta libera, ma erano i genitori che decidevano e stabilivano il matrimonio dei due.

Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

Quando si è due si può dividere, ma quando si è uno non si può dividere, altrimenti diventa una mutilazione.

 «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Mentre nella legge mosaica e nel Talmud il tema del matrimonio era trattato solamente dal punto di vista dell’uomo, Gesù lo amplia prendendo anche in considerazione il punto di vista della donna. Gesù si pone sempre dal lato dei più deboli, delle vittime delle situazioni.