domenica 24 dicembre 2017

TRA PROFEZIA E COMPIMENTO






Paolo Cugini

Susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno… La tua casa saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre” (2 Sam7,14.16)
“Ed eco concepirai un figlio lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù… Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe” (Lc 1,36)

Il tempo di Avvento ci propone dei punti di vista diversi per guardare l’evento della nascita di Gesù, affinché possiamo cogliere qualche frammento della sua complessità e immensa novità. E allora dopo aver ascoltato queste letture ci chiediamo: che cosa di Gesù ci dicono queste letture? Che cosa della sua nascita.
Ponendo accanto 2 Sam 7 che annuncia la profezia della Parola Di Dio che per mezzo del profeta Natan annuncia la stabilità perenne del Regno di Davide e il Vangelo in cui l’angelo annuncia a Maria che sarà madre di colui che assumerà il trono di Davide, risalta immediatamente il rapporto tra la profezia e la sua realizzazione. 

C’è dunque un primo significato che individuiamo in modo immediato, vale a dire la forza della Parola di Dio che si realizza nel tempo. Non si tratta, comunque di una realizzazione immediata. Tra la profezia e il compimento ci sono circa mille anni. I tempi di Dio si spalmano su di un tempo prolungato. La spiritualità che sgorga dalla Parola di Dio, ci conduce in un cammino di pazienza, ci allena ad esercitarci a non pretendere nulla, a non esigere che Dio risponda alle nostre richieste: ci educa all’attesa. Questo, tra l’altro, è uno dei tratti specifici della spiritualità del tempo di Avvento. Se volgiamo conoscere Dio e i suoi piani, dobbiamo rassegnarci ad abbandonare la piattaforma del tempo in cui la cultura Occidentale ci ha posto, una piattaforma fatta di pretese, che velocizza sempre di più il rapporto tra richiesta e soddisfazione. Tempo in cui il punto focale della relazione non sta nella qualità della richiesta, ma sulla sua quantità. La velocità della risposta non ci permette di capire se ha un senso quello che chiediamo, se è una richiesta che sgorga dal profondo del cuore, o è semplicemente il frutto di pressioni esterne, della cultura che ci circonda.

Tra la promessa e la sua realizzazione non c’è immediatezza e linearità. Siamo al capitolo 7 del secondo libro di Samuele quando Davide riceve la profezia di Natan della promessa della stabilità perenne del suo regno che Dio gli assicura. Ci si aspetterebbe l’impegno di camminare fedele al Signore come segno di gratitudine. E invece, sfogliando la Bibbia dopo alcune pagine lo troviamo già avvolto nel peccato di adulterio, al punto che per avere un donna manda ad ammazzare suo marito. Andando ancora avanti, troviamo Salomone il figlio di Davide che lo succede al trono, che perde la testa dalle troppe donne e che porta dentro a Gerusalemme i culti idolatrici delle sue donne straniere. E Poi Geroboamo, che continua con l’idolatri al punto da dividere il Regno. Tutto questo per dire che la verità della profezia, la sua forza, non sta tanto nella risposta dell’uomo e della donna, ma nella Parola stessa. E’ quello che Gesù esprimerà nella Parabola del seme in cui sostiene che il seme germina e si sviluppa senza che l’agricoltore sappia come (cfr. Mc 4,26-29). La realizzazione delle promesse avviene indipendentemente dalla risposta dell’uomo, avviene perché Dio è fedele a se stesso. A noi è richiesta l’umiltà di affidarci su questa Parola che viene da molto lontano, ripiena di elementi culturali che vanno filtrati perché non dicono più della nostra vita, ma che nonostante tutto, è portatrice ancora di significati per noi oggi.

C’è un altro aspetto che mi sembra importante sottolineare di questa liturgia. Che cos’è la profezia? E’ una Parola di Dio comunicata da un uomo di Dio, un profeta, per l’umanità. La profezia dice di una Parola pensata, dice di un progetto di Dio per noi; dice di un’idea che vien dall’amore di Dio. La profezia dice di un Dio che guarda l’uomo e la donna e ha pensieri d’amore per loro, per il loro cammino, la loro vita. La profezia è una Parola di Dio conficcata dentro la storia che prima o poi arriverà a germinare perché, come dice il salmo “La giustizia si affaccerà dal cielo mentre la verità germoglierà dalla terra” (Sal 84, 12). La stessa idea la troviamo anche nel profeta Isaia: “Si squarci la terra, fiorisca la salvezza e insieme germogli la giustizia” (Is 45,8). L’amore di Dio si manifesta come pensiero che si traduce in una Parola definitiva per noi che germoglierà dalla terra i suoi frutti. C’è, allora, una presenza misteriosa di Dio nella sua Parola, una Sua presenza nella storia molto discreta e rispettosa della libertà dei suoi figli e figlie. Ed è di questa libertà e discrezione che abbiamo bisogno per divenire ed essere noi stessi


2 commenti:

  1. Attesa, pazienza, progetto, libertà. Queste 4 parole mi colpiscono e voglio raccogliere nel camminare incontro al Signore che viene. Corrado

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  2. Grazie Paolo. Splendida riflessione, come sempre. La meditero' con calma in questi giorni. È ricca di spunti e richiede tempo.

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