venerdì 10 novembre 2017

E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI



ESERCIZI SPIRITUALI PER PRESBITERI DIOCESI DI REGGIO EMILIA-GUASTALLA
MAROLA 6-10 NOVEMBRE 2017
MONS. LUCIANO MONARI

MEDITAZIONI SUL VANGELO DI GIOVANNI


Sintesi: Paolo Cugini

VIII MEDITAZIONE
PROLOGO – GIOVANNI 1,1-18

Rudolf Bultmann: è un inizio che accenna ai temi che poi verranno ripresi durante la narrazione.

La Rivelazione. Il Figlio unigenito ha rivelato Dio. Nessuno ha mai visto Dio, cioè Dio non è visibile agli occhi dell’uomo, anche agli occhi della sua immaginazione e intelligenza. Non è possibile vedere Dio e vivere (cfr. Esodo, l’esperienza di Mosè). Solo colui che viene da Dio ha visto il Padre (Gv 6). 1 Gv 4,12: nessuno mai ha visto Dio. E’ un tema caro a Giovanni. Ciò suppone che l’uomo abbia il desiderio di vedere Dio, perché l’uomo ha bisogno di Lui. Sal 24, 6: Ecco la generazione che cerca il tuo volto. Sal 27, 8-9: cercate il suo volto… Non nascondermi il tuo volto. L’uomo ha bisogno di Dio, ma non gli è possibile entrare in questa relazione di intimità. Per questo è importante la seconda parte del versetto: il Figlio dell’uomo lo ha rivelato. Il vedere Dio è mediato dal Figlio unigenito che è nel seno del Padre. Ha aperto una possibilità di vedere Dio. Lui è nel seno del Padre. Giovanni dice eis, dentro a qualcosa. Il Figlio è nel seno del Padre, in movimento dentro, si muove dentro all’amore del Padre. Il Padre è un dinamismo di dono che si esprime nel dono al Figlio e il Figlio vive tutto ciò che riceve dal Padre in comunione e obbedienza a Lui. E’ uno scambio di vita. Il Figlio è questo. Se riesci a vedere il Figlio vedi qualcuno che si muove verso l’amore del Padre. Questa è la vita del Signore risorto, che è passato da questo mondo al Padre. Nella risurrezione sono risuscitate tutte le parole, i gesti, le relazioni, la croce di Gesù. Quel Cristo Risorto che vive nel seno del Padre porta nel seno del Padre tutta la sua esperienza umana, per questo è un rivelatore. Nel Signore risorto, il mistero di Dio è svelato perché tra il Padre e il Figlio c’è uno scambio reciproco di amore. Cfr. Eb 1. A tutta la storia della rivelazione di Dio, viene dato un compimento che è la vita e le parole di Gesù. La vita intera di Gesù è rivelazione che porta a compimento la rivelazione del primo Testamento. A Mosè succede Gesù Cristo, alla Legge succede la Grazia e la Verità. Quello che era un dono diventa un avvenimento, perché non si tratta di trasmettere una legge, perché adesso le tavole di pietra sono la vita di Gesù fatta di parole, di gesti, di emozioni, ecc. Grazia e Verità è il dono della Verità, il dono della rivelazione. La Verità è la rivelazione dell’amore di Dio. A quel dono che era stata la Torà attraverso Mosè si sostituisce un dono più grande incarnato in Gesù. Grazia su grazia: una grazia nuova che corrisponde la grazia antica – la Legge – e la supera. C’è il primato della rivelazione di Gesù, perché porta a compimento la prima rivelazione. Giovanni il Battista, il precursore della rivelazione di Gesù: colui che era prima di me mi è passato avanti: cfr. Gv 1, 6-8.

Incarnazione. Il Verbo si fece carne: la Parola di  Dio ha preso un’esistenza umana. La parola carne dice la debolezza della condizione dell’uomo, ma è questo il sorprendente della rivelazione di Gesù perché nella carne si rivela la Parola di Dio. Is 40, 6s: Una voce dice: grida… Ogni carne è come l’erba. L’uomo nella sua debolezza è come l’erba: l’uomo è bello come il fiore del campo, ma è effimero, dura poco. Così è la carne. Secca il fiore, ma la Parola dura per sempre, è eterna. Il Verbo si fece carne, la Parola eterna si è fatta carne, debolezza. Bisognava che accadesse questo, perché solo la carne può essere la mediazione della nostra esperienza. Occorre che la Parola di Dio prenda una forma mondana, umana, perché possa essere vista, udita, contemplata. Cfr 1 Gv 1. 1s. La vita si è fatta visibile e l’abbiamo veduta. Senza di questo la rivelazione non avviene, la Parola di Dio rimane al di sopra di noi; fatto carne il Verbo venne ad abitare in mezzo a noi. E’ un richiamo al tabernacolo, alla tenda che ha accompagnato Israele nel suo viaggio. E’ il tempio di Gerusalemme come tenda fissa. E’ il tema della Legge di Dio. Il Primo Testamento è un’esperienza d’incarnazione della Parola di Dio. Adesso questa presenza di Dio si compie in una esperienza umana, concreta. Nato da donna, nato sotto la legge. Il Verbo abita in mezzo agli uomini, è la Parola eterna di Dio che si lascia toccare, vedere, contemplare. Abbiamo potuto vedere la gloria di Dio nella carne del Verbo. Episodio della trasfigurazione (Sinottici). San Giovanni non racconta la Trasfigurazione, perché tutto nel suo Vangelo è trasfigurazione. Tutti i segni sono trasfigurazione. E’ la sua missione: manifestare la gloria di Dio nella sua carne. La Verità è la manifestazione dell’amore di Dio, non solo con le parole, ma anche con la sua esperienza umana. Il tema dell’Incarnazione fonda il tema della Rivelazione.

Filiazione divina. A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare Figli di Dio. La figliazione che è propria di Gesù è sorgente, origine, di un’identità filiale per gli uomini, non semplicemente nella loro condizione mondana, ma nella loro condizione di credenti del Figlio di Dio. In greco ci sono due termini diversi, per dire che Gesù è l’Unigenito, l’Unico e la nostra filiazione dipende radicalmente da Lui. Non c’è una filiazione indipendentemente dal Figlio Unigenito. Per questo è importante: a quanti lo hanno accolto, cioè nella fede. Ha dato il potere di diventare. L’ottica per san Giovanni è dinamica. Siamo figli di Dio, ma in realtà siamo chiamati a diventarlo nell’ottica della fede, che trasfigura i pensieri e i desideri dell’uomo. C’è un progresso, un compimento che avviene attraverso la Parola e lo Spirito. Il Verbo incarnato nasce dalla parola e dallo Spirito: così è anche per i figli di Dio. Questa nascita è il fondamento della fraternità cristiana: 1 Gv 3. I figli sono fratelli fra di loro, che deve esprimersi in parole e gesti d’amore.

Creazione. Gv1, 3s. In tutto questo siamo davanti al compimento di quello che è implicito dentro alla creazione stessa. Il Verbo non è una Parola lontana dal mondo e dall’uomo, ma sono stati creati per mezzo del Verbo. Nel cuore della Creazione c’è la presenza del Cristo. Nel cuore dell’esistenza dell’uomo c’è l’impronta del Verbo di Dio. Quando il Verbo viene nel mondo viene in quello che gli appartiene. Il mondo trova la sua identità nel Verbo. Il mondo, la creazione e l’uomo, non nascono dal caso e la necessità, ma dalla Parola e dall’amore di Dio. La fede accetta le affermazioni della scienza, ma dice qualcosa di più. Le risposte scientifiche non sono la risposta definitiva sulla creazione. All’origine dell’esistenza del mondo e dell’uomo, non c’è solo il caso e la necessità, ma la Parola che esprime l’amore di Dio e lo rende efficace.

Divinità del Verbo. Il Verbo era in principio. E’ quello che sta all’origine di tutto. Il Verbo era presso Dio: preposizione di moto (pros- moto accanto, andare vicino). Il Verbo era Dio: è un’affermazione chiara della divinità del Verbo che condurrà alla dottrina sulla Trinità. Comunione piena tra il Verbo e il Padre. 

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